lunedì 31 gennaio 2011

Morire sul lavoro per 900 euro. Lettera di una madre per un figlio che non c'è più

Pubblichiamo questa lettera sperando che inviti i lettori ad una profonda riflessione sulla drammatica situazione in cui versa l'Italia.

 

Nel 2010 in Italia hanno perso la vita 1080 lavoratori, 3 al giorno, mentre olre 25mila sono rimasti invalidi sempre sul loro posto di lavoro. Questi in cidenti invece di diminuire continuano ad aumentare, poichè la questione "Sicurezza" viene messa in secondo piano. In piena crisi economica molte aziende pur di evitare  il fallimento  accettano commesse a prezzi sempre più bassi e i lavoratori per non perdere il lavoro aumentano i ritmi determinando condizioni che troppo spesso portano a conseguenze mortali.

 

La lettera

Andrea aveva 23 anni quando, il 20 giugno 2006, è rimasto con il cranio schiacciato da una macchina tampografica non a norma. Andrea voleva imparare a suonare la tromba, come se la chitarra da sola gli andasse stretta.Perché a quell'età la taglia dei desideri si allarga e non stai più nei tuoi panni dalla voglia di metterti alla prova, conoscere, guardare avanti. Da li a quattro giorni pure la metratura della sua vita sarebbe lievitata di colpo: dalla sua camera da ragazzo, in casa dei genitori, in un mini appartamento acquistato dai suoi con un mutuo, a metà strada tra Porto Sant'Elpidio e la fabbrica Asoplast di Ortezzano, dove aveva trovato lavoro come precario per 900 euro al mese. Andrea voleva imparare a suonare la tromba, ma non ha fatto in tempo: una tromba che, rimasta la dov'era in camera sua, suona un silenzio assordante. E neppure l'appartamento è riuscito ad abitare: doveva entrare nella nuova casa sabato 24 giugno 2006, se ne è andato il 20 giugno di 4 anni fa. Oggi Andrea avrebbe 28 anni ma è morto in fabbrica alle sei e dieci dell'ultimo mattino di primavera. E suonerebbe ancora la chitarra con i Nervous Breakdwn e non darebbe il suo nome a una borsa di studio. Sarebbe la gioia di sua mamma Graziella e non la ragione della sua battaglia da neo cavaliere della Repubblica, per cultura sulla sicurezza. Una battaglia finita con una sconfitta dolorosa: nel nome del figlio e a nome dei tanti caduti sul lavoro, senza giustizia: Umbria-Oli, Molfetta, Thyssenkrupp, Mineo....Sono solo le stazioni più raccontate di una via Crucis quotidiana, che per un po' chiama a raccolta l'indignazione italiana, che poi guarda altrove. Le morti si fanno sentire, ma le sentenze molto meno, quando passano sotto silenzio anche per una sorta di disagio nell'accettarle e comunicarle. I responsabili di questa orrenda morte sono stati condannati a otto mesi di condizionale con la sospensione della pena, anche se il Procuratore generale del tribunale di Fermo aveva parlato «di un chiaro segnale perché questi reati vengano repressi con la massima severità». Andrea è stato ucciso per la seconda volta.La tragedia è finita nel dimenticatoio, con alcune frasi fatte e disfatte, tipo non deve più accadere, basta con queste stragi, lavoreremo per migliorare la sicurezza. Parole piene di buone intenzioni, che lo spillo della smemoratezza buca in un momento.Parole al vento!Alla fine anche Andrea si è perso tra i morti da stabilimento e da cantiere: martiri del lavoro che fanno notizia il tempo di commuovere, che non promuovono ronde per la sicurezza, spesso rimossi pure nei processi.Tragedie quotidianamente dimenticate da un Paese ignavo e incurante, La tromba silente di Andrea a suonare la sua ritirata. Questo è quanto accade a tutti i morti sul lavoro; di loro restano solo dolore e angoscia dei familiari ma giustamente questo non fa notizia : una mamma che piange tutti i giorni, che guarda sempre la porta di casa aspettando che il suo Andrea rientri perché spera che tutta la sofferenza che sta vivendo sia solo un brutto sogno.....

 

Ma tutto ciò non importa a nessuno!!!!!!!!!!!!Questa è la tragica realtà, di chi rimane e si rende conto di essere emarginato e dimenticato da tutti. Forse ciò che gli altri non conoscono è la realtà del "dopo" di queste tragedie…La vita per i familiari viene stravolta dal dolore e dalla mancanza della persona cara, ti ritrovi a lottare giorno per giorno per sopravvivere e se sei forte riesci in qualche modo a risollevare la testa da quel baratro di depressione in cui sei caduta, altrimenti sprofondi sempre di più!!! Ti accorgi che sei lasciato solo a te stesso….manca il sostegno psicologico, sono assenti tutte le istituzioni e nessuno è disposto ad ascoltare il tuo dolore perché il dolore fa paura a tutti!!!!Speri nella giustizia ma questa si prende beffa di te perché otto mesi e sospensione della pena per chi ha ucciso tuo figlio mi sembra una vergogna per un paese che si definisce civile…..Vogliamo parlare dell'Inail, questo ente che ogni anno incassa milioni di euro? Ebbene la morte di Andrea è stata calcolata 1.600 euro e cioè rimborso spese funerarie, allora mi chiedo ma la vita di mio figlio che è stato ucciso a soli 23 anni , per la società non valeva nulla? Eppure io quel figlio l'ho partorito, l'ho amato , curato e protetto per 23 anni, era il mio orgoglio e la mia felicità e quindi tutto diventa assurdo e inaccettabile!!!Nemmeno l'assicurazione vuole pagare il risarcimento e a distanza di 4 anni e mezzo dovrò subire ancora violenze psicologiche tornando di nuovo in tribunale e ripercorrere ancora una volta questa tragedia….descrivere come è morto Andrea, come lo hanno trovato i colleghi di lavoro, come ho vissuto dopo e come continuo a vivere oggi…Credetemi una pressione che non riesco a sopportare più. Per terminare anche l'amministrazione comunale di Porto Sant'Elpidio si rifiuta di dare una definitiva sepoltura al mio angelo!!!Allora mi chiedo e lo chiedo a voi che state ascoltando questa lettera:La vita di un operaio vale così poco? E' un essere umano come tutti e se per i soldati morti in "missione di pace" si fanno funerali di stato, per i 1300 operai che muoiono ogni anno per la mancanza di sicurezza, cosa viene fatto? Nulla perché non sappiamo nemmeno nome e cognome…sono solo numeri che fanno parte di una statistica.

 

Termino questa lettera con un appello disperato: fermiamo questa strage che serve solo a far arricchire gli imprenditori e a distruggere le famiglie!!! Ogni essere umano ha diritto alla propria vita e non si può perderla per 900 euro al mese!

 

Graziella Marota, mamma di Andrea Gagliardoni

sabato 29 gennaio 2011

La Repubblica

Maddalena all'Anno giudiziario
"A rischio il pool di Guariniello"

Il procuratore: "Molti magistrati lasciano per fatica e per gli attacchi subiti". Vietti sul caso Ruby: "I processi non si celebrano in piazza. La magistratura non ha fini eversivi e merita rispetto"

 Il procuratore generale di Torino, Marcello Maddalena

Entro la fine dell'anno non solo il procuratore Raffaele Guariniello potrebbe lasciare la Procura di Torino, ma tutto il suo pool - specializzato in processi per la tutela della salute e della sicurezza nei posti di lavoro come i casi Thyssenkrupp, Eternit - verrà smantellato per effetto delle norme che regolano l'ordinamento giudiziario. La circostanza è stata segnalata dal procuratore generale Marcello Maddalena all'inaugurazione dell'anno giudiziario in un intervento, molto applaudito, in cui ha espresso la sua contrarietà alla "mobilità selvaggia" delle toghe. "Si stanno smantellando le scuole" ha detto riferendosi al fatto che Guariniello a Torino aveva "costruito una scuola nel vero senso della parola". "E allora - ha aggiunto - mi chiedo se è questo il modo di perseguire l'efficienza della giustizia o non è piuttosto il modo di mortificare, avvilire, disamorare tutti coloro che in questa professione hanno investito passione, entusiasmo e spirito di sacrificio".
Rivolgendosi al vice presidente del Csm, Michele Vietti, al sottosegretario alla giustizia, Giacomo Caliendo e ai parlamentari presenti, il procuratore ha detto: "E' troppo chiedere se non un pentimento, un ripensamento, ricordando magari le parole di Alessandro Manzoni 'Dio perdona tante cose per un'opera di misericordia?'".
Maddalena in precedenza ha affermato che nei processi penali "la prova si deve formare davanti al giudice dibattimentale e non essere, anche inconsciamente, condizionata dai tanti talk show televisivi, che sono sempre estremamente pericolosi anche per la corretta formazione del convincimento del giudice". Il procuratore ha anche denunciato un fenomeno preoccupante: l'abbandono di molti magistrati per il peso insopportabile del loro lavoro. "Molti magistrati, 414 in tutta italia, 15 nella sola Corte d'Appello di Torino e ben 227 tra coloro che avevano in precedenza fatto istanza per stare in servizio fino al 75esimo anno di età, hanno abbandonato il campo con rammarico: in parte per quel malessere istituzionale che ormai si percepisce chiaramente all'interno di un ordine che si trova quotidianamente additato al pubblico ludibrio, in parte per la non sostenibilità di un carico di lavoro cui non si può far fronte con nessuna alchimia organizzativa". Nel corso del suo intervento Maddalena ha anche affermato che lo strumento delle intercettazioni è "essenziale, non solo nelle materie del terrorismo e dei reati di mafia, o della criminalità economica, ma anche in quella dei reati di abuso nei confronti dei minori e dei soggetti deboli".
Prima di lui ha preso la parola il vicepresidente del Csm, il torinese Michele Vietti, il quale, allundendo al caso Ruby, ha affermato con forza che "una sede processuale non può essere sostituita da altre sedi a propria scelta, che siano mediatiche o di piazza". Vietti ha ribadito che "l'attività della magistratura non sottende disegni eversivi. L'opera silente delle toghe - ha aggiunto - merita la stima di chi per condizione è servitore dello Stato. L'amore per la giustizia deve accomunare giudici e governanti"

(29 gennaio 2011)

"L'alternativa al Pd è Airaudo"
Pronto un appello pubblicono diventa giorno dopo giorno più concreto. Dopo l'«incoronazione» di Nichi Vendola, per spingere il recalcitrante sindacalista al passo decisivo è pronto un appello, che dovrebbe essere pubblicato oggi o domani.

Lo stanno preparando alcune associazioni di volontariato, reti civiche, studenti e singole personalità, molto eterogenee tra loro ma unite dalla volontà di costruire un'alternativa politica a quel centrosinistra giudicato poco attento ai temi del lavoro e del sociale. L'idea è quella di dar vita a una coalizione civica, oltre i partiti della sinistra, compresa Sel (di cui Vendola è leader) e anche oltre il «partito Fiom» teorizzato da alcuni intellettuali. Un grande contenitore di istanze e soggetti della città, capace oltre il «fronte dei no» (dalla Tav all'inceneritore, da Marchionne a Chiamparino) intercettando i delusi del Pd.

L'appello è praticamente pronto. Ieri, per tutto il giorno, è stato limato e modificato per ottenere il più ampio consenso. Circolano anche i nomi di alcuni firmatari: la leader verde europea Monica Frassoni, la consigliera regionale Eleonora Artesio, un esponente del volontariato cattolico come l'ex consigliere comunale della Margherita Massimiliano Orlandi. Ancora: l'ex vicepresidente dell'Amiat Raphael Rossi, che denunciò un episodio di corruzione nella società. Tra gli intellettuali, lo storico Angelo D'Orsi e l'avvocato Maria Grazia Pellerino. Infine, alcuni imprenditori e buona parte del network che ha animato la Fabbrica per Torino, a cominciare da Terra del Fuoco, le Fabbriche di Nichi e gli studenti.

Airaudo non è intenzionato a parlare di Comunali almeno fino al allo sciopero generale del 28 gennaio indetto dalla Cgil. Due giorni prima, però, la Fiom ha organizzato quella che può essere considerata la festa di ringraziamento per quanti l'hanno sostenuta nel referendum. Arriveranno personalità e gruppi organizzati da tutta Italia. E nel Pd c'è chi scommette che la festa servirà per dare la spallata decisiva ad Airaudo.

Il pressing è più massiccio che mai, come ammette lo stesso leader metalmeccanico: «Sì, ma se abbiamo resistito a quello della Fiat possiamo farcela con la politica». È difficile però scacciare i pensieri. Quando gli chiedono se ci sta pensando Airaudo non si nasconde. «Certo che ci penso. Non si può evitare di farlo quando te lo chiedono tante persone e soprattutto i mondi che non ti hanno abbandonato quando eri solo».

Riaffiora la rabbia degli operai - «la città e la politica ci hanno lasciati soli» - la solitudine vissuta dalla Fiom. «Torino ha bisogno di un'alternativa», dice secco Airaudo, e forse è qualcosa di più d'una analisi. Lui, nel frattempo, continua a «fare il sindacalista», ma parla anche di politica con riflessioni che suonano quasi come le condizioni per scendere in campo: «Dopo la vicenda Mirafiori - spiega prima della presentazione del libro di Lorenzo Gianotti sul Novecento comunista sotto la Mole - Torino ha bisogno di un'alternativa all'interno del centrosinistra». L'alternativa non può che arrivare dalla sinistra della coalizione ed essere unitaria. Per questo motivo, spiega il sindacalista, «sarebbe una iattura presentarsi alle primarie con più di un candidato a sinistra del Pd».

L'appello in suo favore, in questo senso, potrebbe aiutare, soprattutto se - ed è il fronte su cui hanno lavorato i promotori - la platea dei firmatari sarà ampia e variegata. Insomma, se renderà l'idea di un progetto civico, non di bandiera o chiuso nel recinto della sinistra.

L'endorsement di pezzi di città rispetto ad Airaudo è l'ultima sortita della società civile a favore di uno dei candidati (veri o presunti) alle primarie. Piero Fassino ha dalla sua una lunga fila di supporter: da Carlo De Benedetti a Chiamparino e Castellani, da Boosta dei Subsonica, da Oscar Farinetti a Carlin Petrini, da Steve della Casa ad Alberto Barbera. Per Gariglio si sono spesi il presidente della provincia Saitta, il sociologo Bruno Manghi, lo storico Beppe Berta e Giorgio Gilli, presidente della Smat. Con Placido, il professor Ugo Mattei, il medico legale Roberto Testi, il primario Elvezio Firpo. Roberto Tricarico dalla sua ha gli avvocati Franzo Grande Stevens e Giampaolo Zancan, l'assessore Marta Levi, il musicista Luca Morino. Infine, per Gianguido Passoni ci sono il sindacalista Dante Ajetti, Vanda Bonardo di Legambiente e l'ex deputata Chiara Acciarini, firmatari dell'appello per «Torino bene comune».



Il Corriere della Sera

Egitto, nuova giornata di scontri
La polizia apre il fuoco sui manifestanti

Al Jazeera: «20 cadaveri ad Alessandria». In fiamme il tribunale del Cairo. Mobilitazione in diverse città.


Egitto, nuova giornata di scontri. La polizia apre il fuoco sui manifestanti.


Al Jazeera: «20 cadaveri ad Alessandria». In fiamme il tribunale del Cairo. Mobilitazione in diverse città

Carroarmati in piazza Tarir, nel cuore della capitale egiziana (Ap)
Carroarmati in piazza Tarir, nel cuore della capitale egiziana (Ap)

MILANO - Una nuova giornata di tensione si annuncia in Egitto, dove da giorni sono in corso scontri tra manifestanti anti-governativi e forze dell'ordine e dove il presidente Hosni Mubarak ha annunciato l'azzeramento dell'esecutivo e la rapida formazione di un nuovo governo.

«E' MUBARAK CHE DEVE LASCIARE» - Un intervento che Mohammed ElBaradei, uno dei leader delle opposizioni, definisce «offensivo», ribadendo che è Hosni Mubarak che «se ne deve andare». Parlando ai microfoni di France24, il premio nobel per la pace ha detto al telefono ai giornalisti francesi che l'intervento di Mubarak è «un insulto all'intelligenza» dei cittadini egiziani e «una provocazione», nell'offrire solo la formazione di un nuovo governo. Ieri ElBaradei era stato sottoposto a fermo. All'emittente ha spiegato di trovarsi ancora «in casa» e di «non vedere soldati davanti casa mia». Poi ha aggiunto: «Quando uscirò, vedrò». El Baradei, aspirante candidato alle presidenziali in Egitto, ha detto che «continuerà a partecipare alle manifestazioni contro il regime dittatoriale» imposto da Mubarak.

NUOVE TENSIONI - Intanto nelle piazze cresce la mobilitazione. La polizia, appoggiata dall'esercito, ha esploso colpi in una via laterale del centro del Cairo che conduce a piazza Tahrir dove è in corso un raduno di protesta ma non è chiaro se si siano stati sparati proiettili veri o solo di gomma. La circostanza è riferita dalle agenzie di stampa che citano testimoni presenti in loco. Dopo gli spari i manifestanti si sono momentaneamente dispersi. Tuttavia la folla è poi andata in crescendo, e secondo fonti giornalistiche ha raggiunto l'ordine delle «migliaia», il numero di persone radunate nel centro del Cairo per dare vita a nuove forme di protesta.

«20 CADAVERI AD ALESSANDRIA» - Una nuova manifestazione contro il presidente egiziano Hosni Mubarak si sta svolgendo anche nella cittá di Alessandria, dove la polizia avrebbe aperto il fuoco contro i manifestanti. Secondo la tv araba Al Jazeera alcune centinaia di persone si sono riunite davanti la moschea 'al-Ibrahim', dove già ieri era partito un primo corteo contro il governo. La tv satellitare araba sostiene inoltre che il suo corrispondente ha visto più di 20 cadaveri di manifestanti. Violenti scontri tra manifestanti e agenti di polizia si registrano invece nella città egiziana di Ismailiya. Secondo quanto riferisce Al Arabiya, reparti della polizia, che avevano lasciato la città ieri notte, sono tornati nel centro di Ismailiya. La tv riferisce di cariche della polizia contro i manifestanti, che rispondono lanciando sassi contro gli agenti. Nel frattempo, i servizi di telefonia mobile, che venerdì erano stati bloccati dalle autorità in tutto in Paese così come i servizi Internet, hanno ripreso parzialmente a funzionare in mattinata.

Nuovi scontri all'alba
DETENUTI IN FUGA - Alcune centinaia di detenuti comuni, presenti ieri sera nelle celle di sicurezza di alcuni commissariati del Cairo, sarebbero riusciti a fuggire nella notte approfittando del caos che regnava in città. Secondo l'inviato di Al Jazeera per alcune ore c'è stato un vuoto nella gestione della sicurezza, in particolare quando la responsabilità è passata dalla polizia all'esercito, e in quei momenti molte persone detenute in attesa di giudizio sono riuscite ad evadere. In questo momento un vasto incendio sta interessando il tribunale di al-Jala, al Cairo, dove in passato sono stati processati anche molti militanti del movimento giovanile «6 aprile», in prima fila nella protesta contro Mubarak.

TIMORI NEGLI USA - L'escalation egiziana è seguita molto da vicino dalla comunità internazionale e in particolare dagli Stati Uniti, preoccupati che l'insabilità del Paese possa avere ripercussioni anche sui fragili equilibri dell'intera area mediorientale. Il presidente Usa, Barack Obama, ha telefonato a Mubarak esortandolo a mantenere la calma e a garantire il diritto dei manifestanti di esprimere la propria opinione, senza che vi siano ferimenti o predite di vite.

Redazione Online

29 gennaio 2011

Muore schiacciato sotto 3 tonnellate di lamiere d'acciaio


La Stampa
28/01/2011 - dramma

Muore schiacciato sotto 3 tonnellate
di lamiere d'acciaio


E' un operaio di 30 anni, l'incidente a Nichelino
massimiliano peggio
torino

Dannati rigori. La solita beffa». Tifoso del Napoli, ha trascorso la mattina a sopportare le provocazioni dei colleghi dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia, spostando montagne di lamiera nella fabbrica dove lavorava da oltre di due anni. «Hai visto che squadra l’Inter? Vinciamo sempre noi» gli diceva un collega, punzecchiandolo per quella sconfitta dal dischetto. Mai avrebbe pensato di dover piangere per il suo amico, ucciso dalla caduta di tre rotoli d’acciaio, del peso di tre tonnellate.

Casimiro Arvonio, trent’anni, originario di Capua è morto ieri in una fabbrica di Nichelino: la «CLL», Centro, Lavorazione Lamiere, via Vernea 18. Stava spostando il carico di lamiere da una parte all’altra del capannone, quando improvvisamente è stato travolto. Non ha avuto scampo. L’infortunio è avvenuto intorno alle 12,30. Molti operai erano già in mensa. Tra questi anche il fratello, Salvatore, 36 anni. Con lui c’erano tre colleghi. Sono stati loro a dare per primi l’allarme. Con una gru hanno sollevato i rotoli. I soccorsi sono arrivati in pochi minuti: l’elisoccorso del 118, un’ambulanza della croce rossa, i vigili del fuoco del Lingotto. Non c’era più niente da fare. I carabinieri e i tecnici del servizio di prevenzione dell’Asl hanno interrogato i colleghi per ricostruire la fasi dell’incidente. La magistratura ha aperto un’inchiesta. Una parte del capannone è stato messo sotto sequestro.

L’azienda si trova nel cuore della grande area industriale di Nichelino. Un grande piazzale, due capannoni grigi, una palazzina uffici in mattoni. Lavorazioni di lamiere, una ventina di dipendenti. Tagliano acciaio, fabbricano componenti per l’industria meccanica. I corrieri, fermi di fronte ai cancelli, aspettano di poter scaricare del materiale. «Povero ragazzo. Che brutto modo di morire» dice un autista, appoggiandosi con la schiena al muro di recinzione. Dalla strada la gente osserva il viavai dei mezzi di soccorso. Gli operai di altri capannoni si avvicinano al grande cancello blu dell’azienda e chiedono notizie. Un collega scuota la testa. Fa capire che non c’è più niente da fare. Una donna abbraccia il fratello Salvatore, per confortarlo, mentre cammina su e giù nel grande piazzale.

I titolari dell’azienda non hanno voglia di parlare. «Mi dispiace - dice uno dei responsabili - ma in questo momento non sono in grado di dare spiegazioni. Posso solo affermare che i macchinari non c’entrano nulla con l’infortunio». Casimiro Arvonio abitava a Nichelino da circa 6 anni. Si era trasferito in cerca di un buon lavoro. Trent’anni, sognava una vita migliore.

Fiom, 30mila in corteo a Torino. Airaudo candidato sindaco? “Vedremo”

Un lungo fiume di persone che, anche alla fine dei discorsi dal palco, continua a confluire in piazza Castello, a Torino. La manifestazione voluta dalla Federazione degli impiegati e degli operai metalmeccanici (Fiom) della Cgil, convocata dopo il risultato del referendum di Mirafiori, ha attirato quasi 30mila persone per le vie della città. Un numero che stupisce gli organizzatori: “Oggi ci sono tanti metalmeccanici, tantissimi, non solo quelli della Fiat, e c’è anche la gente che ci è stata vicina in questa battaglia”, dice Federico Bellono, segretario della Fiom di Torino dal palco della manifestazione, mentre per Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto, “in piazza c’è una forza superiore a ciò che noi possiamo rappresentare. Ci sono anche i lavoratori della Cisl e della Uil, ma mancano solo loro”, le organizzazioni sindacali del “Sì” all’accordo di Mirafiori, l’accordo della discordia.

La partecipazione al corteo è un segnale chiaro: “I lavoratori delle fabbriche di Torino non ci stanno a ritrovarsi nello stesso ricatto in cui si sono trovati quelli di Mirafiori”, dice Bellono. E lo dicono anche i delegati Fiom e i membri delle rappresentanze sindacali unitarie di aziende della Fiat come l’Iveco e la Powertrain. Secondo la Fiom, nelle fabbriche del Piemonte l’astensione dal lavoro è tra il 60 e l’80%, con livelli più alti nell’hinterland torinese. Alla Powertrain, ex officina meccanica della Fiat e unico reparto dello stabilimento torinese attivo oggi, l’astensione è dell’80 per cento.

Secondo le Aziende meccaniche e meccatroniche associate (Amma), il reparto di Confindustria che raggruppa le imprese metalmeccaniche, solo il 12,6% dei lavoratori ha aderito allo sciopero nelle fabbriche sabaude. Per la Fiat, invece, a livello nazionale, la media di astensioni dal lavoro è del 25%. Per il Fismic, discendente del sindacato giallo, cioè quello aziendale, lo sciopero di oggi è stato un flop: “A Mirafiori e Pomigliano i lavoratori sono in cassa integrazione e quindi non possono esserci riscontri”, sostiene il segretario generale Roberto Di Maulo.

Nonostante i numeri delle controparti, per Bellono le tante persone in piazza vogliono dire che la Fiom è diventata “un punto di riferimento importante”: “Abbiamo una responsabilità”, aggiunge. Nei giorni scorsi qualche critico aveva anche parlato di “partito della Fiom”. Airaudo potrebbe esserne uno dei principali rappresentanti. Vicino a Sinistra e Libertà e a Nichi Vendola, è stato invitato da molti a candidarsi sindaco di Torino: “Per la candidatura vedremo”, afferma dopo la manifestazione a ilfattoquotidiano.it: “Ora parliamo di lavoratori”.

Già, perché nel futuro potrebbe esserci lo sciopero generale tanto invocato dai manifestanti. “E’ maturo ed è inevitabile”, sostiene il responsabile auto della Fiom. I cori per chiederlo hanno coperto il discorso del segretario confederale della Cgil Enrico Panini, contestato dalle tute blu.

Alla manifestazione ha anche partecipato Nicola Pondrano, segretario della Camera del lavoro di Casale Monferrato, da 30 anni impegnato nella battaglia per tutelare i lavoratori della Eternit esposti all’amianto: “Il processo che si tiene a Torino ha circa 2900 parti lese ed è il più grande processo europeo per morti sul lavoro. Oggi vengono danneggiati altri diritti che abbiamo conquistato con le lotte e con lo Statuto dei lavoratori. Questo paese non ha bisogno di tornare indietro”. Nonostante l’attenzione per i processi Eternit e ThyssenKrupp, a Torino si continua a morire al lavoro: giovedì in provincia due operai sono morti, mentre un disoccupato si è dato fuoco: “Il rischio è altissimo – ha sottolineato Airaudo – perché i lavoratori nella crisi accettano anche condizioni che dovrebbero rifiutare. E quando vengono lasciati soli rischiano anche di infortunarsi e morire”.

ilfattoquotidiano.it

mercoledì 19 gennaio 2011

Processo ThyssenKrupp


Invitiamo lavoratori e cittadini a presenziare alle udienze del processo ThyssenKrupp in sostegno ai familiari e agli operai costituiti parte civile contro la multinazionale tedesca: per esprimere solidarietà e far sentire la vicinanza della cittadinanza in questa giusta battaglia per la verità e la giustizia, portata avanti coraggiosamente in nome di tutte le vittime sul lavoro in questo Paese.


Prossime udienze del processo ThyssenKrupp che, ricordiamo, si svolgono al Palagiustizia di Torino (C.so Vittorio Emanuele II, 130), Maxi Aula 1 Piano seminterrato.

Per tutte le udienze l'inizio è previsto per le ore 9,30.


Ecco il calendario aggiornato (salvo eventuali rinvii, comunicati di volta in volta):

-Gennaio mart 25, ven 28

-Febbraio mart 1, ven 4, mart 8, ven 11, mart 15, ven 18, mart 22, ven 25


Libero

Parte civile chiede 129 mila euro per operaio


Torino, 19 gen. - (Adnkronos) - Poco meno di 129 mila euro per cascuno dei 40 operi della Thyssen Krupp costituitisi parte civile nel processo in corso a Torino. E' la richiesta avanzata oggi durante l'udienza da uno degli avvocati di parte civile, Sergio Bonetto, che ha sottolineato: ''gli operai di Torino sono storicamente persone serie, dunque la nostra richiesta e' equilibrata'', parole che gli operai prtesenti al dibattimento hanno accolto con gratitudine, tanto che subito dopo si sono alzati per stringergli la mano.

''Il danno - ha spiegato il legale - consiste nel fatto che questi operai sono stati costretti a lavorare in condizioni di rischio crescente dal giugno 2006, epoca in cui l'azienda decise la chiusura del ito torinese, al dicembre 2007, data della tragedia''. Il danno e' stato quantificato da Bonetto in seimila euro al mese prima della data dell'accordo della chiusura dello stabilimento e in 10mila euro mensili per i mesi successivi.

19/01/2011

Nuova Società


Sindrome del Vietnam per gli ex operai Thyssen

Mercoledì 19 Gennaio 2011 16:27

di Luigi Nervo

Choc e sindrome da Vietnam e Iraq per i sette operai della ThyssenKrupp che il 6 dicembre 2007 sono intervenuti per cercare di salvare le vite dei loro colleghi arsi vivi dalle fiamme. Attacchi di panico, insonnia, allucinazioni vere e proprie sono i sintomi descritti alla corte d'assise di Torino dall'avocato Vittorio Rossini. Secondo quanto riporta una consulenza medica, questi operai sono stati colpiti da un disturbo post-traumatico da stress. Bastava un odore proveniente dalla cucina per far tornare alla loro mente le persone che bruciavano tra il fuoco, oppure un luogo buio e angusto faceva pensare immediatamente alla fabbrica in fiamme. Il legale ha fatto riascoltare in aula la telefonata al 118 con le urla in sottofondo. «Una scena da inferno dantesco» ha commentato. Per questi sette operai è stato chiesto un risarcimento che varia da 230 mila a 423 mila euro.

Per gli altri 40 ex operai della Thyssen costituiti a parte civile è stato invece chiesto un indennizzo di poco meno di 129 mila euro ciascuno. «Il danno – ha spiegato il l'avvocato Sergio Bonetto – consiste nel fatto che questi operai sono stati costretti a lavorare in condizioni di rischio crescente dal giugno 2006, epoca in cui l'azienda decise la chiusura del sito torinese, al dicembre 2007, data della tragedia». Un risarcimento dovuto agli operai che dopo l'incidente hanno avuto molte difficoltà per trovare un n uovo lavoro, a differenza di quanto avvenuto con quelli che non si sono costituiti a parte civile aiutati dal Comune. «Noi siamo usciti vivi da quella strage – ha dichiarato l'ex operaio Ciro Argentino – Ma anche noi lavoravamo in quelle condizioni».

La Repubblica

Strage Thyssen, le parti civili
"129 mila euro agli ex operai"

E' quanto gli avvocati di parte civile hanno per ciascuno dei 40 ex operai Thyssen che si sono costituiti parte civile al processo per la morte dei sette colleghi

Un indennizzo di 129 mila euro per ciascuno dei 40 ex operai ThyssenKrupp che si sono costituiti parte civile al processo per la morte dei loro sette colleghi: è la richiesta fatta stamani alla Corte d'Assise dall'avvocato Sergio Bonetto.
"Gli operai - ha detto il legale - sono stati tenuti a lavorare in condizioni di rischio via via crescenti costruite all'interno dello stabilimento di Torino nell'interesse della ThyssenKrupp". Bonetto ha anche affermato che "gli operai a Torino hanno una tradizione di serietà e quindi anche la nostra richiesta è seria".
I lavoratori presenti, alla fine, sono andati dal loro avvocato e in aula, uno per uno, gli hanno stretto la mano.
"Noi - ha detto uno di loro, Ciro Argentino - siamo usciti vivi da quella strage. Ma anche noi lavoravamo in quelle condizioni".

(19 gennaio 2011)

martedì 18 gennaio 2011

Volantino operai ThyssenKrupp udienza 19 gennaio 2011

Discriminazione nella ricollocazione degli operai ThyssenKrupp costituiti parte civile, piano Marchionne, TAV: qualcosa in Comune…

Stamani si terrà l’udienza del processo ThyssenKrupp in cui le Parti Civili avanzeranno la richiesta di risarcimento per i 48 operai costituiti, affinché venga riconosciuto un risarcimento per aver rischiato la vita lavorando in condizioni di totale abbandono e assoluto degrado, con gravissime carenze sul piano della sicurezza. Presa di posizione che ha generato una situazione paradossale: gli stessi Enti locali costituiti al fianco degli operai e sottoscrittori, insieme ad Azienda e Organizzazioni Sindacali, dell’accordo che prevede la ricollocazione per tutti i lavoratori, ci hanno del tutto ignorato. Anzi, il Comune di Torino ci ha discriminato, favorendo la ricollocazione di decine di lavoratori ThyssenKrupp non costituiti parte civile in ex aziende municipalizzate. Lo stesso Comune sorretto da una Giunta di centro-sinistra, che dovrebbe tutelare i lavoratori e invece discrimina gli operai TK nella ricollocazione, chiede un risarcimento alla TK per il danno d’immagine subìto ma allo stesso tempo le appalta la fornitura milionaria di scale mobili e ascensori della stazione di P.ta Susa con tanto di marchio in bella vista; Sindaco e Assessore al Lavoro sostengono senza alcun pudore e senza riserve il piano Marchionne, che vuole riscrivere le relazioni industriali e sindacali a favore dei padroni introducendo norme che richiamano alla memoria vecchi spettri: il corporativismo di epoca fascista (art. 3 del 1928).

In vista della campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco di Torino vedremo se qualcuno prenderà seriamente a cuore la vicenda della nostra ricollocazione. Intanto auspichiamo una stagione di effettivo cambiamento politico: non un voto “alla meno peggio” (che apre la strada al peggio) tra i soliti esponenti dei vertici di partito o della Torino bene ma un nome che sia espressione dei vari movimenti di lotta, del sindacato non asservito, dell’associazionismo, ecc., ampiamente riconosciuto e rappresentativo degli interessi di lavoratori, precari, disoccupati, immigrati, donne, studenti, pensionati, ecc. e, come giustamente richiamato dal Direttore di Micromega P. Flores d’Arcais, sostenuto dal voto della Torino che lavora (o ambisce a farlo), che adotti misure concrete su temi importanti come il lavoro senza nessun compromesso con le lobby di speculatori, banchieri e affaristi come quelli che hanno sostenuto questa Amministrazione. Occorre che la mobilitazione dell’Italia sana e democratica dei giorni scorsi contro il vile attacco del referendum di Mirafiori si trasformi in un ribaltamento delle relazioni non solo industriali e sindacali ma anche politiche, dando inizio alla cacciata del governo Berlusconi dimostratosi incapace di dirigere il Paese e responsabile di imbrogli e nefandezze di ogni tipo. La vittoria (se non altro degli operai) del No è stata possibile grazie alla combattività della Fiom e del sindacalismo di base (Usb, Cobas, Slai Cobas) e questa importante lezione indica la strada da seguire nell’immediato futuro: maggiore dialogo e coordinamento tra le forze sane presenti tra le organizzazioni sindacali, politiche, dei movimenti di lotta, dell’associazionismo, unire le lotte per costruire un’alternativa possibile e necessaria al berlusconismo (e anche al marchionnismo), che ha fatto precipitare questo paese in un baratro di degrado, corruzione, disoccupazione e di guerra fra poveri dal quale dobbiamo e possiamo uscire solo se lottiamo tutti insieme. Le misure contenute nel piano Marchionne sono le stesse che, introducendo maggiori ritmi di lavoro, diminuendo le pause di riposo rendendo il lavoro più precario e i lavoratori più ricattabili, favorirà inevitabilmente quelle condizioni di lavoro che hanno reso possibile una delle più gravi tragedie sul lavoro degli ultimi decenni, che ha ferito l’orgoglio della città simbolo delle lotte operaie e della Resistenza: la ThyssenKrupp di Torino e i 7 operai morti il 6 dicembre 2007 uccisi in nome del profitto.

Fermiamo Marchionne, i suoi mandanti e i suoi esecutori ADESSO! Tutti insieme possiamo! Invitiamo cittadini e lavoratori a essere presenti in aula per esprimere solidarietà e sostenere familiari e operai costituiti nelle prossime udienze del processo.

Basta morti sul lavoro! Condanne severe per gli imputati del processo TK!

Ricollocazione dignitosa per gli operai TK discriminati!

Un nuovo Sindaco che sia espressione vera degli interessi di lavoratori e cittadini!

Torino, 19 gennaio 2011 Operai ThyssenKrupp Torino


sabato 15 gennaio 2011

FIAT:EX OPERAI THYSSENKRUPP, NOI VOTEREMMO NO...E DI BRUTTO

(ANSA) - TORINO, 14 GEN - «Io voterei no. E di brutto ...». La presa di posizione sul referendum alla Fiat è di Salvatore B., uno dei vecchi operai della Thyssenkrupp di Torino, che oggi ha seguito a Palazzo di Giustizia la ripresa del processo per la morte dei suoi sette colleghi nell'incendio del 2007. Sulla stessa linea si sono collocati gli altri ex dipendenti della multinazionale dell'acciaio presenti in aula. Ma già il 14 gennaio un volantino siglato «Operai Thyssenkrupp Torino» manifestava «solidarietà e vicinanza» ai colleghi di Mirafiori «posti sotto attacco» e anche alla Fiom. «Quei lavoratori - ha detto Mirko Pusceddu - sono stati caricati di una responsabilità immensa. Il referendum è un banco di prova per il futuro: se passa, verrà esteso a tutte le aziende del Paese. E non escludo che ci sia un sottofondo più nascosto: una Fiat che, scontentando ed esasperando gli operai, vuole avere il pretesto per lasciare l'Italia addossando la colpa a loro». Pusceddu è uno dei promotori dell'associazione Legami d'Acciaio, nata dopo l'incidente di Torino per sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi della sicurezza sul lavoro. A suo parere, l'accordo su cui sono stati chiamati a pronunciarsi i dipendenti di Mirafiori «è un ritorno al fascismo» ed è un tentativo di «delegittimare ed escludere i sindacati con l'ovvia eccezione di quelli padronali». Anche Giuseppe Morese (che lavorò alla Fiat-Ferriere nel 1978) dice che l'accordo «è un passo indietro di decenni sulla strada dei diritti dei lavoratori». Quanto alle previsioni, chi si sbilancia è Pusceddu: «Vincerà il sì, ma di stretta misura. E lo stabilimento diventerà ingovernabile».

martedì 11 gennaio 2011

Operai ThyssenKrupp aderiscono allo sciopero Fiom del 28 gennaio

OPERAI THYSSENKRUPP A SOSTEGNO DELLA FIOM IL 28 GENNAIO: NO AL RICATTO MARCHIONNE!

Gli operai ThyssenKrupp di Torino, impegnati da tre anni in una giusta battaglia per la verità, la giustizia e l’accertamento delle responsabilità per la strage del 6 dicembre 2007 in cui persero la vita 7 compagni di lavoro sostengono e aderiscono allo sciopero indetto dalla Fiom il 28 gennaio.

Da quella terribile notte che ha generato in noi rabbia ma anche di voglia di riscatto, non siamo rimasti con le mani in mano. Con il sostegno legale della Fiom abbiamo intentato, per la prima volta in Italia, una causa contro l’Azienda, attraverso la costituzione di parte civile di 44 lavoratori, perché venga riconosciuto un risarcimento per aver lavorato in condizioni di totale abbandono e assoluto degrado e con gravissime carenze sul piano della sicurezza. Il 14 gennaio si terrà al Palagiustizia l’udienza in cui le parti civili avanzeranno la richiesta di risarcimento per gli operai costituiti. Operai che, per questa presa di posizione da tre anni vengono discriminati dagli Enti locali, in particolar modo dal Comune di Torino: un accordo, siglato dopo la chiusura del sito torinese da Azienda, Enti locali (tutti costituiti parte civile al nostro fianco nel processo) e organizzazioni sindacali, che prevede la ricollocazione per tutti i lavoratori, ha visto il Comune di Torino ricollocare decine di operai TK non costituiti parte civile in aziende ex municipalizzate. Oltre il danno la beffa!

L’occasione di svolta per inaugurare una nuova stagione di maggiore sensibilità e attenzione sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro da parte di Istituzioni e aziende, come sembrava dover rappresentare il caso TK, si è rivelata illusoria e non ha fatto scaturire un’attenta e seria riflessione su questo delicato tema. Le “soluzioni” adottate dal Governo per contrastare questo fenomeno sono state chiare: “La sicurezza è un lusso che non ci possiamo permettere” le parole di Tremonti dell’agosto scorso, senza dimenticare i gravi attacchi sferrati sistematicamente nel tentativo di indebolire il T.U. 81 sulla Sicurezza varato nel 2008 e non ultima la vergognosa e offensiva (per vittime e familiari di queste) campagna Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene lanciata dal Ministero del Lavoro, che fa ricadere il compito di garantire la sicurezza e la tutela della salute nei luoghi di lavoro ai lavoratori stessi, mentre è preciso dovere di istituzioni e aziende adempiervi. Governo che non ha mai fatto nulla per far applicare le norme in fatto di sicurezza e tutela della salute nei luoghi di lavoro, anche attraverso i suoi organi competenti a livello locale: nel processo TK è stato aperto un fascicolo di inchiesta nei confronti di 5 Ispettori Asl per il reato di falsa testimonianza!

Questa criminale condotta da parte di Governo e Istituzioni si sta pericolosamente concretizzando attraverso l’appoggio, motivato da una pretestuosa occasione di rilancio dell’occupazione, all’introduzione delle misure contenute nel piano Marchionne, vergognoso ricatto perpetrato nei confronti dei lavoratori Fiat (prima di Pomigliano ora di Mirafiori), che mira ad introdurre condizioni di lavoro più dure attraverso l’aumento di produttività, diminuzione delle pause di lavoro, mancata retribuzione dei primi giorni di malattia, esclusione dalla rappresentanza sindacale per chi (come la Fiom) non firma questo vergognoso ricatto, vero e proprio banco di prova per cercare di estendere a tutti i lavoratori queste condizioni di lavoro scellerate e ricattatorie. Condizioni di lavoro precario e insicuro come quelle che hanno reso possibile la peggiore tragedia sul lavoro in Italia degli ultimi decenni: la ThyssenKrupp.

Importante sostenere la Fiom nelle legittime rivendicazioni politiche avanzate: la rappresentanza sindacale sancita dalla Costituzione, il suo ruolo di baluardo a difesa dei diritti dei lavoratori, il suo ruolo come centro promotore, iniziato il 16 ottobre a Roma, del cambiamento e dell’opposizione a questo Governo che non è più in grado di governare il Paese se non attraverso repressione (attraverso brutali cariche come quelle viste il 14 dicembre, all’Aquila, a Terzigno, al Mov. Pastori Sardi, agli studenti, agli immigrati, ecc.), imbrogli e raggiri. E’ necessario oggi più che mai lottare per cambiare musica, non solo i suonatori: credere maggiormente nelle nostre forze e capacità, sviluppare maggiormente il coordinamento tra le lotte esistenti nel Paese, appoggiare e sostenere la parte sana della società, delle organizzazioni e dei movimenti di lotta che già spingono per il cambiamento, primo passo verso il necessario e urgente cambiamento di questo ordine sociale basato sul profitto di pochi a scapito di molti, ormai incapace di garantire diritti e libertà per tutti, in uno nuovo in cui il libero sviluppo di ognuno equivale al libero sviluppo di tutti.

Basta morti sul lavoro! Lavoro dignitoso e sicuro per tutti!

Ricollocazione per gli operai ThyssenKrupp costituiti parte civile discriminati!

Sosteneteci in aula il 14 gennaio!

Solidarietà agli operai Fiat sotto attacco! NO al piano Marchionne!

Sostegno allo sciopero indetto dalla FIOM il 28 gennaio!

12 gennaio 2011 Operai ThyssenKrupp Torino

mercoledì 5 gennaio 2011

Sì ai diritti, no ai ricatti - Appello di Camilleri, Flores d'Arcais e Hack


Le pretese di Marchionne non riguardano solo i lavoratori della FIAT, e molti ormai l'hanno capito. Per questo motivo pubblichiamo l'appello, con preghiera di firma e diffusione... grazie.



Il diktat di Marchionne, che Cisl e Uil hanno firmato, contiene una clausola inaudita, che nemmeno negli anni dei reparti-confino di Valletta era stata mai immaginata: la cancellazione dei sindacati che non firmano l’accordo, l’impossibilità che abbiano una rappresentanza aziendale, la loro abrogazione di fatto. Questo incredibile annientamento di un diritto costituzionale inalienabile non sta provocando l’insurrezione morale che dovrebbe essere ovvia tra tutti i cittadini che si dicono democratici. Eppure si tratta dell’equivalente funzionale, seppure in forma post-moderna e soft (soft?), dello squadrismo contro le sedi sindacali, con cui il fascismo distrusse il diritto dei lavoratori a organizzarsi liberamente.

Per questo ci sembra che la richiesta di sciopero generale, avanzata dalla Fiom, sia sacrosanta e vada appoggiata in ogni modo. L’inaudito attacco della Fiat ai diritti dei lavoratori è un attacco ai diritti di tutti i cittadini, poiché mette a repentaglio il valore fondamentale delle libertà democratiche. Ecco perché riteniamo urgente che la società civile manifesti la sua più concreta e attiva solidarietà alla Fiom e ai lavoratori metalmeccanici: ne va delle libertà di tutti.

Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Margherita Hack

Primi firmatari: don Andrea Gallo, Antonio Tabucchi, Dario Fo, Gino Strada, Franca Rame, Luciano Gallino, Giorgio Parisi, Fiorella Mannoia, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Lorenza Carlassarre, Sergio Staino, Gianni Vattimo, Furio Colombo, Marco Revelli, Piergiorgio Odifreddi, Massimo Carlotto, Valerio Magrelli, Enzo Mazzi, Valeria Parrella, Sandrone Dazieri, Angelo d'Orsi, Lidia Ravera, Domenico Gallo, Marcello Cini, Alberto Asor Rosa.

(4 gennaio 2011)

Il testo dell'appello è qui mentre potete firmare (e controllare il numero di firmatari) cliccando su FIRMA L'APPELLO in fondo alla pagina linkata. Se avete un blog ripostate il testo, se avete un profilo su qualche aggregatore condividetelo... insomma, passate parola!

lunedì 3 gennaio 2011

Comunicato di solidarietà agli operai ThyssenKrupp dall'Assemblea29giugno di Viareggio

ASSEMBLEA 29 GIUGNO - ASSOCIAZIONE ”IL MONDO CHE VORREI”

MEDICINA DEMOCRATICA - SEZIONE 29 GIIUGNO 2009 DI VIAREGGIO

Solidarietà agli operai della ThyssenKrupp

Chi scrive è un gruppo di cittadini, cittadine, lavoratrici e lavoratori, che hanno dato vita all'Assemblea 29 giugno.

L'Assemblea si è costituita alcuni giorni dopo la strage di Viareggio del 29 giugno 2009. La sua costituzione trova le radici nelle lacrime e nella rabbia che hanno avvolto la città di Viareggio quella maledetta notte.

Le stesse lacrime e la stessa rabbia che abbiamo provato dopo la strage della Thyssen Krupp, e dopo ogni morte sul lavoro, ed dopo ogni strage che si è consumata in questo paese. Le lacrime si possono anche asciugare, la rabbia NO !

La rabbia diventa sempre più consapevolezza che i nostri morti sono già stati messi a bilancio da un sistema legato al profitto che si nutre del tempo che passa e che tutto vuol far dimenticare.

Noi il tempo non lo facciamo passare invano ma lo riempiano di impegno, di iniziative, di lotte, perchè organizzandoci, mobilitandoci e condividendo le esperienze con tutte le realtà offese possiamo costringere gli autori di questi misfatti ad uscire allo scoperto.

Avete scelto di dare dignità al vostro comportamento nella memoria dei vostri amici e dei vostri compagni di lavoro costituendovi parte civile al processo e pagando un prezzo altissimo: la perdita del lavoro. Per questo abbiamo sentito il dovere di scrivervi, per manifestarvi il nostro apprezzamento per quanto avete fatto, per darvi la nostra solidarietà nel condividere la vostra lotta.

Il 6 ed il 14 dicembre scorso non abbiamo fatto mancare il sostegno ai familiari degli operai della Thyssen. Eravamo a Torino assieme a voi, ma siamo convinti che per vincere contro l’arroganza del potere l'unico modo è sostenere i lavoratori e le lavoratrici che ogni giorno si battono per difendere la propria dignità, la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, pagando un prezzo altissimo. Voi ne siete un esempio moralmente alto … lasciati soli per essere dimenticati, ma non da noi. Siamo con voi, siamo al vostro fianco in questa battaglia.

Viareggio, 31 dicembre 2010

ASSEMBLEA 29 GIUGNO - ASSOCIAZIONE ”IL MONDO CHE VORREI”

MEDICINA DEMOCRATICA - SEZIONE 29 GIUGNO 2009 DI VIAREGGIO