martedì 11 dicembre 2012

[maipiuthyssenkrupp] Calendario udienze processo d'Appello ThyssenKrupp


Calendario udienze processo d'Appello ThyssenKrupp


Da poche settimane è ripreso il processo d'Appello ThyssenKrupp, che vede indagati 6 imputati per la morte dei nostri 7 compagni di lavoro uccisi per profitto la notte del 6 dicembre 2007. La Procura non contesta loro solo il reato di gravi omissioni di cautele antinfortunistiche e incendio doloso ma anche di omicidio volontario (per l'AD H. Espenhahn) con dolo eventuale e per un altro degli imputati, il RSPP Cosimo Cafueri, il reato di istigazione alla falsa testimonianza, avendo avvicinato alcuni testimoni di parte per indurli a testimoniare condizioni di lavoro all'interno dello stabilimento "idilliache". Le stesse condizioni di abbandono e trascuratezza degli impianti che, come ha dimostrato l'indagine compita dal pool di Guariniello, avrebbero portato alla morte dei nostri compagni.


Nonostante il vergognoso tentativo di scaricare la colpa dell'accaduto sui nostri compagni di lavoro, distratti e intervenuti in ritardo secondo la difesa, ricordiamo che Antonio, Bruno, Roberto, Angelo, Saro, Rocco e Giuseppe sono morti proprio perché hanno compiuto fino in fondo il loro lavoro, anche se sapevano benissimo che stavano per perderlo di lì a poco. Proprio questo attaccamento al loro lavoro gli è stato fatale.


Ritiratesi tutte le Parti Civili dal procedimento (ad eccezione di Medicina Democratica), anche quelle che avrebbero, a parer nostro, dovuto rimanere all'interno del processo anche nei successivi gradi di giudizio, come per esempio il Comune di Torino (che appalta al gruppo tedesco la realizzazione delle scale mobili sia a Porta Susa che a Porta Nuova, con tanto di logo in bella vista!) e gli altri Enti locali e i sindacati, che si sono invece defilati lasciando un vuoto enorme in un procedimento importantissimo non solo per il clamore che la vicenda ha suscitato in termini umani (non solo a Torino) ma anche per i suoi risvolti giuridici e sociali. Un procedimento già definito storico ma che per noi non potrà che esserlo in una sola maniera: quando vedremo tutti gli imputati dietro le sbarre.


Pubblichiamo di seguito il calendario delle prossime udienze che si terranno tutte, salvo diverse indicazioni della Corte alla fine di ogni udienza, alle ore 9 nell'Aula 6 Corte d'Assise presso il Palagiustizia di Torino:

12/12/2012  13/12/2012  14/12/2012  17/12/2012  18/12/2012  19/12/2012  20/12/2012  2/01/2013  3/01/2013  4/01/2013  7/01/2013  8/01/2013  09/01/2013  11/01/2013  
Invitiamo cittadini solidali, studenti, lavoratori, precari e disoccupati, giornalisti, organizzazioni sindacali e di partito, associazioni e tutti coloro che hanno a cuore il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro a partecipare numerosi alle udienze in solidarietà con le famiglie delle vittime e con gli ex lavoratori coinvolti in una delle pagine più brutte della storia recente del nostro Paese: un concreto gesto di solidarietà che, legato alle lotte e alle mobilitazioni per il diritto alla casa, alla salute, al lavoro sicuro e dignitoso, sia mirato alla costruzione di una società non più basata sul profitto di pochi ma sul reale progresso dell'umanità e sulla dignità dei lavoratori e delle loro famiglie.     Torino, 11 dicembre 2012                                                                                                         Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino


giovedì 6 dicembre 2012

[maipiuthyssenkrupp] 07.12.2012 Comunicato ex lavoratori ThyssenKrupp Torino - Piero, Mauro e gli altri Gran Torino Capitale del Lavoro: un film ancora tutto da girare

Piero, Mauro e gli altri

Gran Torino Capitale del Lavoro: un film ancora tutto da girare


Ieri (giornata legata al ricordo del 5° anniversario della morte dei nostri compagni di lavoro uccisi in nome del profitto alla ThyssenKrupp) il regista Ken Loach, da sempre critico, attraverso i suoi film, al mondo del lavoro e della precarietà, è stato ospite a Torino. Su invito dell'Usb ha presenziato ad un incontro durante il quale ha spiegato le ragioni del rifiuto, in aperta polemica con il Torino Film Festival, del Gran Premio Torino dopo aver appreso che i lavoratori della Rear, la cooperativa di servizi che gestisce accoglienza e sicurezza all'interno del Museo nazionale del Cinema, paga i propri dipendenti 5 euro l'ora e ne ha licenziati 5 in seguito a proteste in merito alla riduzione dei già miseri salari. A questi lavoratori va tutta la nostra solidarietà.


Ringraziamo il regista inglese per la sua presa di posizione coraggiosa, puntuale e (purtroppo) in controtendenza nel mondo degli intellettuali in favore dei lavoratori sfruttati nell'ambito della produzione culturale, che vede sempre più precarietà ed imbarbarimento delle condizioni di lavoro.In questo gesto non troviamo assolutamente nulla di narcisistico o megalomane (parole di G. Amelio) ma la coerenza che contraddistingue da sempre un grande intellettuale - organico alle masse lo avrebbe definito Gramsci - del suo calibro e un importante riconoscimento, che vale più di mille premi, di tutti quei singoli e organizzazioni che già oggi lottano per il cambiamento politico, come auspicato dal regista.


La Rear fa capo, tra gli altri, a Mauro Laus, Consigliere Regionale del PD. Fassino preferisce favorire personaggi come il suo addetto stampa G. Giovannetti che percepisce un compenso di 150 mila euro l'anno senza alcuna credenziale per svolgere tale mansione o come M. Laus.

La Rear inoltre ha acquisito in appalto anche il servizio di biglietteria sui mezzi GTT, proprio il lavoro che il Sindaco ci aveva garantito nell'incontro del 30 giugno 2011(http://www.lastampa.it/2011/06/30/cronaca/thyssen-fassino-incontra-gli-operai-il-comune-si-impegnera-per-aiutarli V22gwWvHu9p64VPAsVJsAM/pagina.html). Promessa mai mantenuta.


Ci siamo sempre detti disponibili a prender parte, con le nostre capacità e le nostre professionalità, a quella Gran Torino Capitale del Lavoro che manca sempre più pesantemente nella nostra città: è stata solo una promessa sbandierata in campagna elettorale e questa ennesima vicenda lo dimostra chiaramente. Noi ex lavoratori ThyssenKrupp pensiamo che la questione del lavoro sicuro e dignitoso, come giustamente messo in rilievo dai lavoratori della Rear, è la principale misura, come abbiamo detto in più occasioni, per far fronte agli effetti più nefasti di questa crisi.


Quella che manca a Fassino è la volontà politica per adottare poche e semplici misure per rilanciare il lavoro nella nostra città come potenziare i servizi (sanità, trasporto, istruzione) in favore dei cittadini creando così nuovi posti di lavoro, sostenere i lavoratori della Fiat e i sindacati più combattivi allo scopo di nazionalizzare la Fiat e riconvertirla a una produzione utile, impedire la svendita delle società partecipate del Comune agli "amici degli amici", bonificare e riconvertire ad usi collettivi le ex aree ThyssenKrupp addebitando i costi alla multinazionale tedesca, ridurre i costi della politica. Queste misure possono essere realizzate solo a patto di rompere i legami con i poteri forti (Intesa San Paolo e Fiat fra tutti) che da sempre dettano le linee di sviluppo della nostra Città trovando i mezzi e le risorse necessarie a metterle in pratica infrangendo il Patto di stabilità.


E' una questione di scegliere da che parte stare: sottostare ai voleri delle banche o legarsi al movimento dei lavoratori che lottano per il cambiamento politico attraverso la difesa dei propri diritti e per costruire un Paese realmente democratico in cui siano garantiti a ciascuno il diritto allo studio, alla salute e all'istruzione e, più in generale, la dignità del lavoro e un'esistenza sicura e dignitosa. E' l'ora delle scelte e come sintetizza egregiamente Ken Loach "se si resta al centro strada, di solito ti investono".


"Il vero premio è lottare con voi" K. Loach




Torino, 7 dicembre 2012                                                                                                                 Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino


Questo messaggio non è da considerarsi spam, non ha alcun carattere pubblicitario o promozionale. Inviamo comunicati riguardanti principalmente la tematica della sicurezza nei luoghi di lavoro, sicuri di trovare interesse nei destinatari su un tema che riguarda, ancor prima che un fatto economico, un diritto e una questione di dignità per ogni individuo. Tuttavia, chi ritiene di non voler più ricevere le nostre comunicazioni, potrà richiedere in qualsiasi momento la cancellazione dal nostro indirizzario inviando una mail con la dicitura "cancellami" a questo indirizzo: maipiuthyssenkrupp@hotmail.it

mercoledì 5 dicembre 2012

[maipiuthyssenkrupp] Comunicato ex lavoratori ThyssenKrupp Torino - 5° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE THYSSENKRUPP DI TORINO LA CLASSE OPERAIA NON DIMENTICA...

5° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE THYSSENKRUPP DI TORINO

LA CLASSE OPERAIA NON DIMENTICA...


Domani ricorre il 5° Anniversario della strage alla ThyssenKrupp di Torino che ha barbaramente ucciso i nostri compagni di lavoro Antonio, Roberto, Bruno, Angelo, Rocco, Saro e Giuseppe, sacrificati in nome del profitto. Cinque anni che non hanno minimamente scalfito il loro ricordo nei familiari, nei compagni di lavoro, in tutti quelli che li hanno conosciuti.


Ancora una volta rinnoviamo la nostra solidarietà e vicinanza alle famiglie dei nostri compagni e a quelle di tutti i morti sul lavoro nel nostro Paese, una vera e propria piaga sociale causata da chi non si fa scrupoli a fare profitti sulla pelle dei lavoratori. Da quel 6 dicembre 2007 non è cambiato nulla, si continua a morire nei cantieri, nelle strade, nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro.


La crisi di questo sistema produttivo riduce le opportunità di lavoro, crea schiere di disoccupati e precari pronti a lavorare a qualsiasi salario e condizione di sfruttamento, insicurezza e pericolo che generano sempre più morti, infortuni e malattie da esposizione a sostanze nocive, in costante crescita.


La soluzione accomodante del governo "tecnico" chiamato a risolvere la crisi non può essere la soluzione: Monti, Draghi, Fornero, Lagarde e tutti i vertici dei governi e delle maggiori autorità europee provengono da quegli stessi gruppi bancari e finanziari che, con manovre e speculazioni, hanno creato questa crisi. E non saranno certo loro a prendere le misure necessarie (lavoro dignitoso e utile per tutti) a tirarci fuori dal pantano economico, sociale e culturale in cui siamo sempre più immersi.


La soluzione non possiamo che essere noi lavoratori: non basta più difendere il posto di lavoro e pretenderne la sicurezza ma lottare, ognuno nella propria organizzazione di appartenenza, per un traguardo politico più ampio e che possa garantirci tutte quelle misure di cui abbiamo bisogno, dignità del lavoro, tutela della salute, servizi efficienti e cultura a prezzi popolari.


Tutti insieme i comitati di famigliari delle vittime del profitto (ThyssenKrupp, Viareggio, Umbria Olii, Ilva di Taranto, Ass. Toffolutti di Piombino, Casale Monferrato, L'Aquila), gli organismi che si battono contro la devastazione ambientale (No Tav, No TEM e comitati contro le devastazioni), gli operai che si battono per il lavoro sicuro e dignitoso (Fiat, Alcoa, Ilva, minatori del Sulcis, studenti, precari, disoccupati, lavoratori della scuola, dei trasporti e della sanità), il Movimento Pastori Sardi e il Movimento dei Forconi, la sinistra sindacale, la Fiom-CGIL e i sindacati di base hanno tutta l'autorevolezza necessaria per porsi come alternativa politica a coloro che ci hanno trascinato in questa crisi.


E' questo il modo migliore per far sì che resti vivo il ricordo di questi nostri compagni: creare, sulle ceneri di questo sistema in declino, un mondo più giusto in cui i morti per profitto siano una barbarie del passato.


 

"...il capitale non ha riguardo per la salute e per la durata della vita dell'operaio,

quando non sia costretto a tali riguardi dalla società"

(K. Marx)

 


Torino, 5 dicembre 2012                                                                                                    Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino

martedì 4 dicembre 2012

[maipiuthyssenkrupp] 4.12.2012 - Comunicato stampa ex lavoratori ThyssenKrupp Torino - Per Bersani il lavoro al primo posto

PER BERSANI IL LAVORO AL PRIMO POSTO

SPERIAMO NON SEGUA L'ESEMPIO DI FASSINO...


Bersani, subito dopo la vittoria su Renzi nelle primarie PD, afferma che nel suo programma il lavoro sarà al primo posto. Favorevole ad una coalizione di centro-sinistra con il leader di SEL N. Vendola il Partito Democratico sembra improntato a incarnare le aspirazioni del 40% degli italiani, che la crisi ha reso più poveri e molti disoccupati e precari, senza prospettive di un lavoro sicuro e dignitoso per il futuro.


Proprio come per noi ex lavoratori ThyssenKrupp di Torino, che la tragedia del 6 dicembre 2007 ha privato, oltre che di 7 compagni di lavoro uccisi in nome del profitto, anche del lavoro stesso. Il Comune di Torino si era impegnato a ricollocarci ma a distanza di quasi 5 anni (non è certo mancato il tempo, semmai la volontà) per noi si prospetta la strada della disoccupazione, così come per milioni di lavoratori in tutto il Paese.


La questione del lavoro, per noi ex lavoratori della ThyssenKrupp di Torino, come per gli operai dell'ILVA di Taranto e così come per chiunque altro, è una questione politica: Bersani, Vendola, Fassino ma anche Grillo e così tutti gli altri che mettono il lavoro al centro delle proprie agende politiche non possono non rendersi conto che la questione della salvaguardia e della creazione di nuovi posti di lavoro è l'unica misura possibile (e necessaria) per uscire dalla crisi.


Bersani, non occorre attendere di insediarsi al governo per darsi da fare!

E' tempo di agire fin da ora, la situazione non lascia spazio ad attendismi e prese in giro, chi lo fa se ne assume la responsabilità di fronte al Paese e per il Pd questo vale anche nei confronti di tutti quei militanti di partito che si sono adoperati, in nome del bene del paese, per il cambiamento del paese e perché siano messi al centro gli interessi non delle banche e dei gruppi finanziari e degli speculatori ma dei lavoratori.


Per questo occorre varare subito un piano nazionale (e locale nella maggiori città e aree industriali) per rilanciare il lavoro partendo da semplici misure quali: la riconversione di attività industriali inquinanti (Ilva) per produrre beni utili rispettando salute e dignità dei lavoratori e dell'ambiente; il potenziamento della scuola pubblica ristrutturando gli edifici che cadono a pezzi e stabilizzando i contratti degli insegnanti per le attività didattiche; aumentare gli investimenti nell'università italiana e nell'attività di ricerca, evitando così la fuga all'estero di preziosi "cervelli" e competenze; la bonifica delle aree industriali dismesse (come quella della ThyssenKrupp a Torino) facendo gravare i costi su chi le ha commesse (lucrando sulla salute di lavoratori e cittadini) e non, come sempre, sulla collettività; la ristrutturazione della rete di trasporti pubblica nazionale e locale diventato ormai costoso, inefficiente e insicuro (strage di Viareggio) per i viaggiatori e i pendolari e liberandolo da manager super-pagati e incompetenti (Moretti); l'aumento dell'offerta turistica non solo intesa come ricettività (spesso legata ad abusivismi e scempio del paesaggio ormai ben noti) quanto al miglioramento di musei, aree archeologiche e luoghi d'interesse artistico già esistenti attraverso il prolungamento dei giorni e degli orari di apertura, spesso chiusi per mancanza di personale o chiusi da decenni per interminabili restauri, a vantaggio di abitanti e turisti; studiare un capillare piano di raccolta differenziata dei rifiuti in tutto il paese sul modello di San Francisco, dove questa sfiora il 96% del conferito, che diverrebbe così un'importante opportunità ecologica per l'ambiente e insieme occasione lavorativa; varare piani per la pulizia estiva di alvei di fiumi, torrenti, canali, ecc. che procurano immancabilmente morti e distruzione alle prime precipitazioni (troppo comodo lanciare l'allerta meteo e poi chi s'è visto s'è visto); eliminare l'IMU sulla casa abitativa e imporla ai patrimoni immobiliari di palazzinari, speculatori e al Vaticano, la più grande immobiliare italiana!


Chiunque oggi dice di voler risollevare le sorti del nostro Paese non può che far proprie le istanze provenienti dalla società reale che già oggi si batte per il lavoro, la salute, l'ambiente (contro la devastazione ambientale), per la salvaguardia della scuola pubblica, per la sicurezza nei luoghi di lavoro, per un lavoro utile e dignitoso e impegnarsi con esse a mettere in pratica queste misure.

E' solo una questione di volontà politica.



Torino, 4 dicembre 2012                                                                                  Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino

venerdì 30 novembre 2012

[maipiuthyssenkrupp] 30.11.2012 - Ex lavoratori ThyssenKrupp e familiari delle vittime vincono sul fronte giudiziario contro la multinazionale tedesca

30.11.2012 - Comunicato stampa 

Ex lavoratori ThyssenKrupp e familiari delle vittime vincono sul fronte giudiziario contro la multinazionale tedesca



Questa settimana è ripreso il processo d'Appello per il rogo nell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino del 6 dicembre 2007 in cui persero la vita 7 compagni di lavoro.


Dopo alcune schermaglie procedurali tra avvocati di Parte Civile e la difesa degli imputati sull'ammissione di alcune Parti, la multinazionale tedesca rinuncia formalmente, presentando agli atti un documento del legale rappresentante, a ricorrere in tutti i gradi di giudizio contro gli ex lavoratori costituitisi come Parti Civili nel procedimento: una prima importante vittoria che premia la determinazione e la mobilitazione degli operai e dei familiari durante tutto il corso del processo.


Gli imputati, tutti contumaci, puntano la loro linea difensiva sulla distrazione degli operai. Nulla di più falso: i nostri compagni di lavoro sono morti semmai per la troppa abnegazione che avevano del loro lavoro, nonostante lo stessero perdendo. La fabbrica infatti era in via di chiusura.

Non altrettanto si può dire degli imputati che con la loro condotta, appurata dalle indagini svolte dal pool di Guariniello, hanno scelto consapevolmente di abbandonare a sé stesso lo stabilimento e così tutti coloro che vi lavoravano e non investire più sulla sicurezza degli impianti.


In una giornata funestata dall'ennesima morte sul lavoro (recuperato il cadavere di Francesco Zaccaria, morto ieri all'Ilva di Taranto dopo che una tromba d'aria ha scaraventato in mare la gru dove lavorava) questa è per noi una importante ma parziale vittoria su chi lucra sulla pelle dei lavoratori. E' solo l'inizio, per noi sarà davvero finita solo quando per gli imputati si apriranno le porte della galera.




Torino, 30 novembre 2012                                                                                                                           Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino


martedì 27 novembre 2012

[maipiuthyssenkrupp] 27.11.2012 Comunicato Stampa ex lavoratori ThyssenKrupp Torino - SALVAGUARDARE AMBIENTE E LAVORO A TARANTO E' POSSIBILE E NECESSARIO!


SALVAGUARDARE AMBIENTE E LAVORO A TARANTO

E' POSSIBILE E NECESSARIO!


E' notizia di ieri, a seguito dell'arresto di alti vertici aziendali dell'Ilva di Taranto (tra cui padron Riva e suo figlio Fabio), la rappresaglia messa in atto con l'annuncio di voler chiudere definitivamente lo stabilimento di Taranto che offre lavoro a migliaia di persone. Questo dramma si ripercuoterà presto anche agli stabilimenti che il sito rifornisce: Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Patrica. Per migliaia di lavoratori e le loro famiglie si prospetta così l'incubo della disoccupazione e della povertà. Al dramma della devastazione ambientale perpetrato per decenni dallo stabilimento si aggiunge ora anche quello occupazionale, con ripercussioni gravissime sul tessuto sociale di tutta l'area.


Esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori di Taranto e delle altre fabbriche del gruppo, per i quali ci auguriamo il rafforzamento della loro lotta che leghi salvaguardia dell'ambiente, dignità del lavoro e occupazione.


Salvaguardare ambiente e occupazione si può, anzi è necessario.

Dopo decenni di devastazione ambientale occorre risanare l'area dai rifiuti tossici, creando così posti di lavoro utili (non a Riva ma ai tarantini che sono i veri proprietari della fabbrica) e riconvertendo la produzione a lavorazioni non nocive, utili alla società e rispettose di persone e ambiente.


Come è facile intuire non saranno i Riva o il governo a prendere queste decisioni, così come non si adopereranno per trovare le risorse necessarie alla riconversione industriale. Solo i lavoratori, con la lotta per il proprio posto di lavoro, legata alle altre lotte, possono costringere l'Amministrazione locale e il governo a prendere le misure necessarie per salvaguardare ambiente e posti di lavoro.


E' ora che il governatore della Puglia Nichi Vendola impieghi la stessa passione messa in campo durante la campagna per le primarie del PD in cui ha usato parole come diritti, lavoro, equità e giustizia verso i più deboli occupandosi seriamente della vicenda Ilva. Non come hanno fatto le varie Amministrazioni a vari livelli a Torino (prima Chiamparino e ora Fassino) con la nostra vicenda della ricollocazione lavorativa.


Gli operai dell'Ilva hanno i numeri, la forza e l'esperienza di lotta non solo per occupare lo stabilimento ma anche altri centri nodali come strade, aeroporto, porto e base militare; hanno la conoscenza e la capacità per gestire lo stabilimento senza le manovre e la sete di profitto di Riva & Co.; hanno l'abilità di sfruttare ogni ambito (trattative a vari livelli, mobilitazioni di piazza, occupazioni, ecc.) di lotta per portare a casa l'unico risultato utile: la ripresa dell'attività (anche riconvertita ad altre produzioni) e le dovute bonifiche.


Solidarietà a chi lotta per la dignità del lavoro!

La soluzione siamo noi lavoratori! Tutto dipende da noi!




Torino, 27 novembre 2012                                                                                           Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino



lunedì 26 novembre 2012

[maipiuthyssenkrupp] Mercoledì 28 novembre Palagiustizia di Torino - Inizia il Processo d'Appello ThyssenKrupp

Mercoledì 28 novembre presso il Tribunale di Torino ha inizio il processo d'Appello ThyssenKrupp in seguito al ricorso presentato dai 6 imputati contro le condanne, da 10 a 16 anni, inflitte in primo grado per il rogo del 6 dicembre 2007 in cui persero la vita 7 compagni di lavoro.


L'impianto del ricorso si basa sul fatto che la morte dei nostri compagni di lavoro non è imputabile a mancanze o colpevolezze aziendali, peraltro ampiamente dimostrate in aula, ma alla distrazione dei ragazzi: un'accusa ignobile detta da chi, oltre ad aver causato a quei ragazzi una morte atroce per far fare profitti ad una fabbrica già chiusa, non ci ha pensato due volte a convocare i testimoni di parte e fornirgli preventivamente domande e risposte! Per "rinfrescare la memoria" è stata la giustificazione. Uno scarica barile ignobile che vorrebbe far ricadere le responsabilità di questa strage sui lavoratori stessi. Per capire chi sono Espenhahn, Salerno, Cafueri e soci basta ricordare le parole del Procuratore R. Guariniello ("Abbiamo agito come se si trattasse di una società a delinquere"). Se in Italia esistesse davvero la giustizia questi assassini dovrebbero GIA' essere in galera! 


7 morti atroci non hanno insegnato niente perchè non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire: nulla è cambiato, le morti per profitto continuano senza sosta nei cantieri, nelle fabbriche e sulle strade, ora anche nei luoghi di divertimento (solo per fa soldi chiedendo 50-60 e più euro per un concerto), con la crisi che non fa altro che peggiorare le già deprecabili condizioni di lavoro per giovani e non, donne, precari e immigrati.


Ripetiamo da tempo che l'unica misura per uscire dalla crisi è quello di rilanciare il LAVORO, sicuro e dignitoso per tutti, utile (produrre solo ciò che serve e non che fa arricchire qualcuno) e rispettoso dell'ambiente (emblematico, e purtroppo per nulla isolato, il caso Ilva a Taranto: se si vuole il lavoro bisogna essere disposti anche a morire...) e delle persone.


Se non sono i padroni a volere la sicurezza dei lavoratori non può che essere la società civile ad imporla. Per questo occorre lavorare tutti insieme per creare, sulle ceneri di questo sistema ormai in disfacimento, un sistema nuovo in cui siano al centro le persone e non i profitti a partire dal rilancio di un lavoro utile e dignitoso: potenziando trasporti, scuola pubblica, assistenza sanitaria e cultura a prezzi popolari e bonificando l'ambiente da vecchi e nuovi rifiuti disseminati ovunque da persone senza scrupoli che si sono arricchite seminando morte e malattie (Eternit, Marzotto, Ilva, Petrolchimico di Marghera, ecc.).


Saremo davanti al Tribunale dalle ore 9,00 per portare solidarietà alle famiglie delle vittime e pretendere verità e giustizia per questa ignobile strage!


Invitiamo tutti i lavoratori, gli studenti, appartenenti a forze politiche e sindacali e i cittadini solidali a partecipare numerosi all'udienza: per pretendere giustizia per questa ignobile strage.


Al fianco dei lavoratori in lotta per un lavoro sicuro e dignitoso!


Basta morti sul lavoro!



Torino, 26 novembre 2012                                                                                                                             Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino




mercoledì 31 ottobre 2012

[maipiuthyssenkrupp] 31.10.2012 - Comunicato Stampa operai ThyssenKrupp Torino per la morte di Claudio Marsella all'Ilva di Taranto

ILVA DI TARANTO:

continua la strage di lavoratori!

L'Associazione Legami d'Acciaio (ex lavoratori ThyssenKrupp e Famigliari delle vittime del 6 dicembre 2007) esprime il suo più sentito cordoglio e la solidarietà alla Famiglia Masella, per la tragedia che l'ha colpita, privandola e lasciandola senza l'affetto di Claudio, l'ennesima morte sul lavoro nello stabilimento di Taranto in nome del profitto.

La nostra fraterna solidarietà e il nostro cordoglio oltre alla Famiglia, ai cari e agli amici di Claudio, va innanzitutto agli operai dell'Ilva, in particolare a tutti quelli che si battono per la salute e la sicurezza sul proprio posto di lavoro, nelle linee e nei reparti in cui ogni giorno entrano a testa alta per lavorare con la propria dignità e purtroppo devono fare i conti con uno scenario da guerra a causa delle pessime condizioni del luogo di lavoro e degli impianti: volutamente lasciati nell'incuria da parte dell'Azienda, che con pressioni e vessazioni sugli operai chiede di lavorare in condizioni fuori dalla legalità, sia per quanto riguarda le normative sulla sicurezza e la salute, sia per quanto riguarda l'organizzazione del lavoro e dei turni fino alla negazioni più palesi, in spregio totale della legalità e della Costituzione Italiana, in nome dell'unico valore che conta per lorsignori: il profitto.

In nome del profitto e per conto di padron Riva si continua a morire all'Ilva di Taranto così come in tutte le fabbriche, le aziende e i cantieri del Bel Paese, in ogni settore produttivo, dall'industria all'edilizia, in agricoltura, senza che si ponga un freno a questa continua strage di lavoratrici e lavoratori, che fa più di 1000 morti l'anno (i dati Inail sono in parte inesatti, non tenendo conto dei morti in itinere e delle categorie che lavorano nei trasporti e sulle strade, senza dimenticare il lavoro nero…) di quella che oramai si può definire senza retorica e senza timori di essere smentiti, una vera e propria guerra sferrata dal padronato contro i lavoratori.

L'Ilva di Taranto è un vero e proprio campo di battaglia, più che una normale fabbrica: detiene il triste record italiano ed europeo di morti sul lavoro e di inquinamento ambientale, con oltre 50 morti dal 1993 ad oggi (i dati che circolano in questi giorni sono in parte falsi: com'è noto alcuni incidenti e morti relativi soprattutto a ditte appaltatrici vengono opportunamente occultati) con i vari governi nazionali e locali che poco o nulla hanno fatto per fermare la continua strage di lavoratori ed eliminare le emissioni e l'inquinamento provocato dagli impianti.

Non è necessario essere Lavoratori dell'Ilva di Taranto, o essere dei tecnici, per conoscere e discutere di ciò. Noi ex operai della ThyssenKrupp, sappiamo bene cosa vuol dire lavorare in condizioni precarie e di insicurezza: quella maledetta notte del 6 dicembre del 2007 ci ha portato via a noi nostri sette compagni Antonio, Angelo, Bruno, Roberto, Rocco, Rosario e Giuseppe. Lo abbiamo inciso sulla nostra pelle e nelle nostre coscienze!

La nostra solidarietà e vicinanza nella lotta per la salute e la sicurezza nell'Ilva e nella Città di Taranto va anche a quei i lavoratori e a quei cittadini che si battono senza se e senza ma per la difesa della salute dentro e fuori la fabbrica, per un futuro lavorativo e di progresso per Taranto che salvaguardi insieme salute e posti di lavoro, anche se si dovesse riconvertire l'attività produttiva. Condizioni e soluzioni precise, molto chiare e semplici, che sino ad oggi non sono state mai né proposte né tanto meno messe in campo dalle Istituzioni, anche quando governi regionali e nazionali di segno progressista potevano e dovevano fare per intervenire nel merito delle questioni gravi poste dal sito di Taranto.

Non dovrebbe essere il Primo Cittadino il garante primo ed ultimo della salute dei Cittadini? Come mai in tutti questi anni (dal 1993, inizio della gestione Riva) i vari Sindaci che si sono succeduti non hanno mai posto il problema, emettendo un'ordinanza che bloccasse le produzioni, affinché si mettessero in sicurezza gli impianti e si iniziasse a produrre in modo meno inquinante?

Il problema di base è che sono tanti i responsabili di questa situazione, ma uno in modo particolare: padron Riva, che da quando ha acquisito l'Ilva dallo Stato ha accumulato ingenti profitti senza reinvestire neanche una parte dei profitti in innovazione tecnologica e miglioramento della sicurezza interna e per la bonifica del territorio. Riva è responsabile di questa situazione, che si è drammaticamente posta negli ultimi mesi alla ribalta nazionale (ovviamente oltre che a Taranto, noi ed altri in Italia, inascoltati denunciavamo già da tempo questa terribile situazione…) quindi Riva deve mettere mano al portafoglio e fare i necessari interventi urgenti per frenare la situazione e programmare con un piano di interventi per il futuro, il risanamento e la bonifica del sito contestualmente alle produzioni, pur alternando limitazioni temporanee a queste ultime. Tutto ciò non può e non deve essere a costo zero per Riva ma con precisi impegni, senza agevolazioni (come è avvenuto nella svendita di vent'anni fa), come si vorrebbe far pagare anche oggi allo Stato (utili ai padroni e oneri alla collettività) gli errori ed i crimini commessi dalla famiglia Riva.

Noi diffidiamo dalla propaganda distorta e fuorviante fatta da pseudo rappresentanti del mondo ambientalista che non hanno niente di meglio da proporre che chiudere subito lo stabilimento (così da creare una nuova cattedrale nel deserto come successo a Bagnoli e in tanti altri luoghi), dai vari rappresentanti politici di partiti o lobby di potere, dai rappresentanti di Istituzioni ed Enti preposti alla salute e ai diritti di lavoratori e cittadini e dai sindacati gialli (FIM-Cisl e UIL-Uilm in particolare, che si è scoperto essere a libro paga dei Riva): personaggi di varia natura che non hanno a cuore il destino dei lavoratori e dei cittadini di Taranto, che hanno fatto e faranno solo gli interessi di padron Riva e dei suoi accoliti. Non bisogna chiudere ma trovare soluzioni (possibili) per riconvertire lo stabilimento a produzioni che siano utili, sostenibili per l'ambiente e compatibili con la dignità dei lavoratori. Ciò è possibile ma soprattutto è necessario! Perché le soluzioni sbrigative e liquidatorie o alla meno peggio aprono la strada al peggio...

Solo attraverso la salvaguardia dei posti di lavoro (utili e dignitosi), come unica soluzione per uscire dalla crisi, si può intraprendere una strada (difficile ma percorribile) di risanamento dell'Ilva e del territorio di Taranto.


Torino, 31 Ottobre 2012 Ass. Legami d'Acciaio Onlus  

martedì 17 luglio 2012

[maipiuthyssenkrupp] Superate le 2000 firme per l'Appello Un lavoro per gli ex operai ThyssenKrupp promesso da Fassino


In poco tempo superate le 2000 firme per l'Appello Un lavoro per gli ex operai ThyssenKrupp promesso da Fassino (disponibile alla pagina http://www.firmiamo.it/un-lavoro-per-gli-ex-operai-thyssenkrupp-promesso-da-fassino#petition) diffuso dagli ex lavoratori ThyssenKrupp per ricordare al Sindaco di Torino gli impegni presi più di un anno fa per darci "un lavoro certo e sicuro entro il percorso della mobilità" (qui il video che lo testimonia: http://www.dailymotion.com/video/xjmlwz_fassino-riceve-i-16-operai-della-thyssenkrupp_news).

 

Anticipiamo sin d'ora che Vittorio Bertola, Consigliere Comunale nonché Capogruppo del Movimento 5 Stelle al Comune di Torino, ha presentato un'interpellanza al Consiglio Comunale che per limiti di tempo, verrà discussa in Consiglio a settembre.


Invitiamo anche altri consiglieri comunali, ma anche provinciali, regionali, deputati, ecc. a seguire questo esempio positivo e ringraziamo il consigliere Bertola per questa importante presa di posizione.

 

Oltre alle migliaia di firme raccolte online in queste due settimane, tra gli altri che hanno firmato personalmente o inviandoci una mail, ricordiamo:

Haidi Gaggio Giuliani

Vittorio Bertola  Consigliere Comunale e Capogruppo Movimento 5 Stelle Comune di Torino

Massimo Gatti   Cons. Prov. Lista Civica "per Un'altra Provincia", Milano

Mauro Gemma  Presidente Ass. Marx XXI

Vladimiro Giacchè, Vice Presidente Ass. Marx XXI

Domenico Losurdo   Docente di Storia Università di Urbino - Ass. Marx XXI

Abdelhamid Shaari   Presidente Centro di cultura islamica di Viale Jenner, Milano

Gigi Roccati    filmmaker indipendente, Torino

Cinzia Montanaro    Rsu Werther International, Reggio Emilia

Gian Maria Vitali  docente Ist. "Federici",  Trescore Balneario (Bg)

Angelo Mapelli  Pensionato P-CARC, Bergamo

Rochy Geneletti  Ferroviere P-CARC, Bergamo

Andrea De Vecchi    Presidio Jabil-Nokia, Siemens Cassina de Pecchi (Mi)

Antonio Gradia  Comitati per Milano

Luciana Calciolari Milano

Gianni Panari  Milano

Enrico Piazza     Rete Comitati Sesto S. Giovanni (Mi)

Renato Pomari   P.C.L. Milano

Franca Pogliani  insegnante Senago (Mi)

Marcello Diotto   Filcams-CGIL Milano

Mattia Cavatorti  Collettivo R60, Reggio Emilia

 

 

 

 

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lunedì 26 marzo 2012

Lunedì 26 Marzo 2012 11:08

Occupyamo Piazza Affari: l'adesione degli ex operai Thyssenkrupp

di  Ex operai Thyssenkrupp
       

Per riprendere in mano l'iniziativa e toglierla a Marchionne, Monti e Fornero aderiamo e invitiamo ad aderire, partecipare e promuovere in tutte le forme possibili l'importante giornata di mobilitazione Occupy Piazza Affari del 31 marzo a Milano indetta dal Comitato No Debito.

Il Governo Monti, incarnazione di uno dei governi "tecnici" più autoritari e antipopolari visto negli ultimi anni, esecutore delle misure "lacrime e sangue" imposte da gruppi finanziari, banche e speculatori, continua con la linea dura lanciando l'ennesima offensiva contro i lavoratori con il tentativo di introdurre, tra le misure contenute nelle riforme del mercato del lavoro, il cosiddetto "licenziamento economico", che di fatto cancella le tutele garantite dall'Art.18.

Facendo così il paio con le misure già introdotte dal piano Marchionne, che fa carta straccia dei diritti dei lavoratori, del CCNL e del principio di rappresentanza sindacale all'interno delle fabbriche. Misure imposte con il pretesto di uscire dalla crisi in cui sono coinvolti ormai (quasi) tutti i settori dell'economia.

L'unico settore che non sembra conoscere crisi è rappresentato dai morti sul lavoro: in media 4 al giorno con un inquietante aumento di suicidi tra lavoratori e imprenditori strangolati dai debiti (anche qui lo zampino delle banche). Mentre le misure repressive colpiscono sempre più pesantemente chi si batte per vigilare sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: emblematico il caso di R. Antonini, licenziato da FS per aver prestato opera di consulenza in favore dei familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio e al quale va tutta la nostra stima e solidarietà. E sono già in preparazione nuove misure legislative (decreto legge 5/2012 art. 14) che smantellano i già inesistenti controlli nei luoghi di lavoro, sostituiti da semplici autocertificazioni rilasciate da enti esterni.

Per fortuna la risposta dei lavoratori a questi scempi non si è fatta attendere: assemblee, presidi, scioperi selvaggi e blocchi stradali hanno imposto un ripensamento al Governo che, dalla decretazione d'autorità, ripiega sulla discussione in Parlamento (disegno di legge).

Al di là del risultato che la discussione politica raggiungerà importante è rilevare il fatto che la mobilitazione dei lavoratori per la salvaguardia dei propri diritti (sanciti dalla Costituzione) è la giusta strada su cui occorre proseguire per contrastare tutte quelle misure antipopolari che il governo Monti ha approvato e per tutte quelle che tenterà di attuare in seguito per scaricare sui lavoratori tutto il peso della crisi.

La crisi non si risolverà certo con le misure adottate finora dal governo: tagli ai servizi, privatizzazioni e liberalizzazioni sfrenate, rispetto dei patti di stabilità, realizzazione di opere pubbliche inutili e dannose come la TAV, risanamento del debito pubblico creato dai pescicani della finanza e non certo dai lavoratori, maggiore flessibilità del mercato del lavoro. Essa si risolverà nella misura in cui la mobilitazione popolare, a partire dalla difesa dell'Art.18 - e più in generale per quella dei diritti, della democrazia e delle libertà democratiche - porrà la questione del lavoro sicuro e dignitoso per tutti come unica misura per uscire dalla crisi e della cacciata del governo Monti.

Per riprendere in mano l'iniziativa e toglierla a Marchionne, Monti e la Fornero aderiamo e invitiamo ad aderire, partecipare e promuovere in tutte le forme possibili l'importante giornata di mobilitazione Occupy Piazza Affari del 31 marzo a Milano indetta dal Comitato No Debito. 

 

di Franca Rame | 13 marzo 2012


Lettera aperta a Pier Luigi Bersani

Chi scrive è un ex operaio della ThyssenKrupp, l'acciaieria torinese dove nel dicembre 2007 sono morti 7 amici e colleghi, sacrificati in nome del profitto.
Il motivo che mi ha mosso a scrivere questa lettera è conseguente alle sue dichiarazioni rivolte al segretario del Pdl Alfano: "Scopre l'occupazione per non parlare di tv e corruzione". Il punto, a mio avviso, non è questionare su cosa farebbero Pdl e Lega a riguardo (questo già lo sappiamo e lo abbiamo sperimentato in anni di governo di centro-destra: assolutamente nulla di positivo per i cittadini!). Credo che la questione sia un'altra: cosa il Partito Democratico ha fatto e intende fare per la questione lavoro, ma non solo!

Il Partito Democratico porta avanti, sulla tematica del lavoro, scelte assai discutibili.Prima fra tutte l'appoggio incondizionato al "mirabolante" piano di rilancio della Fiat sbandierato da Marchionne, che fa carta straccia dei diritti dei lavoratori, conquistati in anni di lotte, che finora ha prodotto solo danni incalcolabili al tessuto socio-economico di Torino e dintorni: nessuna reale rassicurazione sul mantenimento degli impegni e degli investimenti in Italia, allontanamento della Fiom-CGIL dalla rappresentanza sindacale all'interno degli stabilimenti del gruppo (nonostante nella maggioranza di essi rappresentino oltre il 30% dei lavoratori) e un vergognoso abbassamento generalizzato dei diritti di tutti i lavoratori attraverso l'aumento dei ritmi di lavoro e la diminuzione della pause di riposo. Il tutto a scapito della sicurezza, favorendo quelle condizioni di precarietà e insicurezza che hanno generato una tragedia assurda (perchè evitabile) come quella causata alla ThyssenKrupp. E questo mentre già la politica di liberalizzazioni e deregulation attuata dal governo promette ricadute pesantissime sui controlli sulla sicurezza – attraverso il varo del decreto legge 5/2012 Art. 14: nei luoghi di lavoro verranno sostituiti da semplici autocertificazioni rilasciate da soggetti privati. Basta pagare e tutto è in regola, finché non ci scappa il morto. Come accaduto alla ThyssenKrupp. Mi chiedo se il Partito Democratico ha più a cuore i profitti di Marchionne e Co. o il diritto dei lavoratori ad un lavoro sicuro e dignitoso? E dove sono i posti di lavoro promessi dal piano Marchionne? Per ora nemmeno l'ombra. Si è vista solo cassa integrazione, sfiducia, rassegnazione, tensione sociale e grandi preoccupazioni per il futuro.

Se il Partito Democratico vuole davvero essere vicino ai lavoratori la mancata partecipazione della dirigenza (e il diktat di divieto di partecipazione imposto ai propri esponenti, prontamente violato da F. Colombo ed altri, oltre che da migliaia di iscritti al Partito) allo Sciopero Nazionale indetto dalla Fiom-Cgil il 9 marzo – motivato dal fatto che tra gli oratori era previsto l'intervento di S. Plano, Presidente della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone, esponente No Tav e iscritto PD – francamente ritengo sia una importantissima "occasione persa" per confrontarsi con chi subisce sulla propria pelle gli effetti più nefasti della crisi ed ascoltare le loro istanze: questa è la Democrazia.

Il consiglio rivolto alla Fiom-Cgil di non occuparsi di politica perchè "esula dalle piste sindacali" è quanto mai grottesco: mai come ora le scelte del governo "tecnico" espressione delle banche e dei gruppi finanziari – che prevedono tagli all'occupazione, all'istruzione, alla sanità, alle pensioni, ecc. – hanno ricadute sul ruolo che il sindacato stesso ha nella lotta politica per difendere i diritti dei lavoratori (rappresentanza sindacale, Ccnl e Art. 18 in primis). La Fiom-Cgil viene criminalizzata, allontanata dai luoghi di lavoro e il Suo unico consiglio è quello di mettersi da parte e non occuparsi di aspetti che, secondo Lei, non sono sindacali? La Fiom-Cgil, difendendo i lavoratori dai continui attacchi al lavoro, ai diritti e alla democrazie prende le difese di tutti i cittadini. La lotta sindacale è quindi, e non può che essere tale, uno degli aspetti della lotta politica per difendere la democrazia. E il Gruppo Dirigente del Partito Democratico dovrebbe schierarsi al fianco di questa lotta e dei lavoratori. Abbandonare il dialogo e tacciare la Fiom-CGIL di confondere Lavoro e No Tav pare più un comodo pretesto per mescolare le carte in tavola e non affrontare i problemi reali che la società e il mondo del lavoro chiedono con sempre maggiore forza.

Scindere la questione lavoro da quella No Tav significa commettere un errore di valutazione di enorme portata: Tav, questione lavoro e difesa dei diritti si intrecciano strettamente.La Tav infatti non è, come si vuol far credere, solo una questione di ordine pubblico, ma prima di tutto una questione di democrazia. In ballo vi sono interessi che vanno oltre il concetto di utilità di un'opera pubblica e delle sue ricadute economiche e occupazionali. Qui vengono costantemente messi in discussone diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione: il diritto al dissenso, la salvaguardia del territorio che, nel caso di molti agricoltori della Valle, rappresenta anche la salvaguardia del proprio lavoro e della propria dignità, la democrazia partecipata, la libertà di stampa, il concetto di legalità. Tutti diritti che il Partito Democratico ha il dovere morale e la responsabilità, di fronte ai propri elettori e di fronte ai cittadini di questo Paese, di difendere.

La Tav è un'opera inutile e costosa, come riconosciuto anche da 360 tra docenti universitari e professionisti: toglie infatti enormi e quanto mai preziose risorse che andrebbero invece destinate a creare "seriamente" posti di lavoro: bonificando l'ambiente (invece che comprometterlo ulteriormente), potenziando il trasporto pubblico (a favore dei cittadini) modernizzando la rete ferroviaria esistente, valorizzando le vocazioni produttive locali compatibili con il rispetto delle persone e dell'ambiente, promuovendo la cultura e valorizzando il nostro patrimonio artistico a prezzi accessibili a tutti.

Ma l'aspetto più inquietante del progetto Tav
, al di là delle valutazioni sulla sua utilità (tutt'altro che dimostrata) o meno, sono le misure messe in campo dallo Stato per la sua realizzazione, che chiede ai valsusini il rispetto della legalità che poi ogni giorno è pronta a violare attraverso la militarizzazione dell'area definita come "strategica", espropri fatti senza la presenza dei proprietari, il divieto ai mezzi di informazione di accedere ad alcune zone (in aperta violazione con l'Art. 21 della Costituzione, che vieta qualsiasi restrizione ai mezzi di informazione), l'uso illegale di lacrimogeni vietati dalle convenzioni (Cs) e lanciati a migliaia sui manifestanti, intimidazioni, arresti, misure di confino (anche qui il parallelismo con il confino fascista è immediato), rastrellamenti e vere e proprie operazioni di "caccia all'uomo" in stile nazista per scovare pericolosi "criminali". Ma non li troveranno certo in Val di Susa: essi siedono sugli scranni della politica, alla guida delle banche, degli istituti finanziari, delle agenzie di rating, delle lobby e dei gruppi di potere che si stanno spartendo in una feroce guerra di bande (in cui a fare le spese dello scontro sono cittadini, lavoratori, donne, giovani, pensionati e immigrati) le ultime risorse (umane, economiche e materiali) rimaste sul piatto derivate dal crollo del sistema capitalistico e dalla finanziarizzazione dell'economia.

Un braccio di forza tra Stato e Popolazione
 che rappresenta ormai un vero e proprio banco di prova nel tentativo di introdurre misure repressive autoritarie e antidemocratiche (da estendere poi la resto del Paese) in perfetto stile fascista, utilizzate contro la popolazione valsusina. Anche in questo caso il Partito Democratico, che si richiama ai valori dell'Antifascismo, della Resistenza e dei principi democratici, dovrebbe sostenere la Valle di Susa e la lotta che questa popolazione affronta ogni giorno con dignità ma anche con grande determinazione. Fortunatamente all'interno del Partito Democratico moltissimi sono coloro che sostengono il Movimento No Tav, il più avanzato esempio di mobilitazione popolare "dal basso" a difesa della Costituzione, dei Diritti e del Territorio esistente oggi in Italia.Così come anche all'interno delle Forze dell'Ordine si intravedono gli "embrioni" di una "crepa morale" che induce (giustamente) molti Poliziotti, Carabinieri e Finanzieri, a interrogarsi su che senso abbia rischiare la propria incolumità personale per uno stipendio da fame (che non è certo quello del Capo della Polizia A. Manganelli o di quello della GdF in pensione, Nino di Paolo, che guadagnano rispettivamente 621 mila e 320 mila euro l'anno a testa, mentre a Taranto, pochi giorni fa, un imprenditore si è dato fuoco per il rifiuto, da parte della banca, di un fido di 1300 euro) a difesa di un governo che colpisce, attraverso la scure dei tagli, anche Loro e le Loro Famiglie tanto che alcuni di loro, come M. Cudicio, agente di Polizia in servizio alla Questura di Trieste e fondatore del Movimento Poliziotti, nella veste di tutore dell'ordine e Sindacalista del Consap ha scritto su Facebook  una lettera indirizzata ai manifestanti No Tav per spiegare i "malesseri" che molti di loro vivono nella quotidiana "missione" di occupazione militare della Valle. Questo è sicuramente un fatto positivo.

Al di là delle reali motivazioni che lo hanno indotto a scrivere e del resto fatti di "disobbedienza civile" e "prese di distanza" di poliziotti sono già successe. Come quella di Francesco Paolo Oreste, poliziotto e consigliere comunale (tra l'altro del Partito Democratico) di Boscoreale, che ha preso le distanze dopo aver partecipato alle violenti cariche contro la popolazione di Terzigno (Na) antidiscarica, definendole "inenarrabile" e firmando un appello alla vigilanza democratica . Per questo motivo è stato segnalato ai Questori di Roma e Napoli. La migliore dimostrazione che dietro la divisa c'è un uomo con un cervello e dei sentimenti e che rifiutare gli ordini, specie se ingiusti come quelli di malmenare e gasare la popolazione, si può!Gli Agenti di Polizia, Carabinieri, GdF, ecc. sono dipendenti dello Stato che noi cittadini paghiamo perché ci vengano garantiti sicurezza e protezione, difesa della salute e del territorio, non certo per difendere gli interessi di mafiosi, speculatori e opportunisti che vogliono la Tav. Penso che loro almeno dopo il turno di servizio vanno a "casa", i valsusini invece sono costretti a vivere questa continua tensione 24 ore su 24 da più di 15 anni. Ma a nessuno pare interessare cosa provino queste persone. Di certo non interessa al Governo. E al Partito Democratico?

Una Valle che malgrado lacrimogeni, arresti, perquisizioni, intimidazioni e misure repressive di ogni genere resiste ed esporta il suo modello di lotta altrove e che il Governo, con la sua sconsiderata e criminale azione repressiva, tenta in qualche misura di arginare. Ma ormai è troppo tardi e la solidarietà che il Movimento raccoglie ovunque quotidianamente è indice della giustezza della sua lotta.Bisognerebbe chiedersi semmai perchè in Val di Susa ci sono così  tante persone disposte a mettere a repentaglio la propria vita (come Luca Abbà) per difendere la propria terra.

Anziché interrogarvi sui demeriti altrui pensate a cosa il Partito Democratico può fare adesso per cercare di portare il Paese fuori dalla crisi. I Vostri interlocutori non dovrebbero essere gli Alfano, i Marchionne, i Monti, i Marcegaglia o i Draghi ma i milioni di lavoratori e lavoratrici (molti dei quali iscritti al Partito Democratico) che combattono la sempre più difficile battaglia quotidiana per sopravvivere agli effetti della crisiGli impegni del Partito Democratico non dovrebbero essere il rispetto dei patti di stabilità per garantire i rientri, tagliando i servizi ai cittadini, dei crediti alle banche e ai gruppi finanziari ma politiche sociali a sostegno del lavoro sicuro e dignitoso per tutti. Per il Partito Democratico vengono prima gli interessi delle banche e degli speculatori o i diritti dei lavoratori e dei cittadini? Come si può pensare di chiedere alla Fiom-CGIL di escludere i No Tav dal presenziare ad una manifestazione, in barba a qualunque principio di garanzia ad esprimere le proprie opinioni perchè "esula dalle piste sindacali" o ai valsusini di farsi da parte mentre si distrugge il loro territorio e viene calpestata la loro dignità di cittadini? Non potete arrogarvi il diritto di scegliere per il futuro degli altri, nascondendovi dietro le imposizioni dettate dall'Europa delle banche e della finanza e da scelte di carattere puramente economico.

Mentre scrivo apprendo con rabbia che giovedì a Torino un muratore padre di tre figli, si è tolto la vita dandosi fuoco in un parco, colpito dalla depressione dopo essere stato licenziato. Come lavoratore e come cittadino provo grande rabbia e indignazione leggendo simili notizie. E il fenomeno è in preoccupante aumento e porta alcuni a compiere gesti estremi, ignorati dalle Istituzioni. Non possiamo e non dobbiamo permettere che nel nostro Paese si verifichino episodi di barbarie sociale come quelli legati al caso France Telecom: ristrutturazione seguita da 25 suicidi tra i lavoratori, rivelatori della drammatica realtà che investe una parte del mondo del lavoro e al quale non servono ruspe, elicotteri, poliziotti in assetto anti-sommossa, lacrimogeni,  impiegati nella realizzazione di un'opera faraonica dal costo esorbitante e realizzata (?) chissà quando in vista di chissà quali scenari economici.

Il Partito Democratico, a mio avviso, anziché impiegare energia per attaccare e denigrare il Movimento No Tav, la popolazione valsusina (e quanti, in tutto il Paese sostengono la loro lotta) dovrebbe adottare misure concrete sul mercato del lavoro che abbiano come risultati concreti e immediati il rilancio dell'occupazione e della dignità del lavoro. Tutto il resto è fumo negli occhi e non serve certo a tutelare gli interessi dei lavoratori e dei cittadini.

Ciò che serve al Paese per uscire dalla crisi non è la Tav (su cui, secondo una recente inchiesta dei Carabinieri, già si allungano i voraci tentacoli delle cosche mafiose) ma il rilancio del lavoro, sicuro e dignitoso per tutti attraverso: diritto all'istruzione in scuole più sicure per i nostri figli, abolizione del precariato e stabilizzazione dei contratti, sanità pubblica accessibile a tutti, diritto di cittadinanza e di reddito, potenziamento del trasporto pubblico (in nessuna città italiana metro e bus viaggiano oltre l'una e se è vero che nelle fasce notturne c'è meno movimento ciò non è dovuto forse al fatto che manca il trasporto pubblico?), valorizzazione del patrimonio artistico (aperture prolungate dei musei esistenti, spesso chiusi per mancanza di personale) e culturale spesso lasciati all'incuria (Pompei docet), salvaguardia dell'ambiente attraverso bonifiche del territorio da scorie industriali a carico non dei cittadini ma di chi le ha create (Eternit), nazionalizzazioni di imprese e riconversioni produttive (come ha detto G. Cremaschi a proposito della Fiat, le cui casse sono state lautamente e periodicamente capitalizzate con il denaro dei cittadini), recupero di enormi risorse finanziarie attraverso la tassazione del patrimonio immobiliare del Vaticano (proprietario del 30% del patrimonio immobiliare italiano) come già avviene in tutti i Paesi europei, sforamento dei Patti di stabilità (con buona pace di speculatori e affaristi) per garantire servizi ai cittadini, promuovere ricerca, innovazione e sperimentazione scientifica. Questo è il treno a cui dobbiamo "agganciarci", quello che passa attraverso stazioni chiamate Dignità del Lavoro, Istruzione, Sanità, Diritti, Democrazia, Legalità. Per tutti.

Alla soglia dei quaranta anni, come altre centinaia di migliaia di persone, mi ritrovo senza lavoro e senza prospettive sicure per il mio futuro. Poiché non mi sento affatto un "esubero" ma ho aspirazioni, sogni e competenze che, come i miei ex colleghi con me in mobilità (fino a settembre), vorrei mettere al servizio della mia città, abbiamo deciso, alcuni giorni fa, di scrivere una lettera rivolta al Sindaco di Torino Piero Fassino – figura tra le più autorevoli all'interno del Partito Democratico – e a tutti gli esponenti delle Istituzioni e del mondo del lavoro a livello locale per avere un incontro e parlare del lavoro "certo e sicuro" che la Sua Amministrazione si è impegnata a trovare a noi tutti nell'ambito del progetto Gran Torino "capitale del lavoro" evocata in campagna elettorale. Sono passati otto mesi dall'incontro precedente e vogliamo sperare che tutto questo tempo non sia passato invano ma sia servito per mettere in campo prospettive certe alle nostre preoccupazioni.

Una politica del mercato del lavoro basata sull'equità sociale che elabori soluzioni concrete al disagio sociale e dia prospettive certe e immediate di lavoro, sicuro e dignitoso per tutti: questo è quello che dovrebbe impegnare realmente, anima e corpo, un Partito che si definisce Democratico e al fianco di lavoratori e cittadini!

Nei dissensi civili, quando i buoni valgono più dei molti, i cittadini si devono pesare, non contareCicerone

Torino, 12 marzo 2012

Mirko Pusceddu, ex lavoratore ThyssenKrupp Torino