sabato 18 febbraio 2012

APPELLO Verità e giustizia per i morti della "Marlane"


Alla Marlane di Praia a Mare, in provincia di Cosenza, industria tessile del gruppo Marzotto, si è consumata una tragedia del lavoro della quale si parla poco. Ben oltre 100 lavoratori si sono ammalati di tumore di varia natura e a decine sono deceduti (secondo fonti attendibili e realistiche sono oltre 80). Purtroppo questi numeri, che nascondono vite spezzate, sono destinati a crescere nel tempo.

Il Tribunale di Paola, il 12 novembre 2010 ha rinviato a giudizio Pietro Marzotto ed altri 11 dirigenti della Marlane, della ex-Lanerossi, della Marzotto, con l'accusa di omicidio colposo plurimo, aggravato dalla omissione delle cautele sul lavoro, lesioni colpose gravissime, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro e disastro ambientale doloso, per aver sversato e interrato nell'area antistante lo stabilimento tessile, tonnellate di rifiuti speciali di cui la maggior parte di natura altamente cancerogena.

Dopo anni di indagini e tra mille difficoltà, la Magistratura ha deciso di procedere per raggiungere quella verità richiesta dai lavoratori, dalle famiglie, dalle organizzazioni sociali e associazioni ambientaliste, dalle amministrazioni locali che si sono costituiti parte civile (le parti offese sono oltre 180). Il processo doveva iniziare il 19 aprile 2011 ma la prima udienza è stata rinviata ben 5 volte (l’ultimo rinvio è del 30 dicembre 2011) per vizi di forma, errori di notifica ed eccezioni procedurali presentate dagli avvocati degli imputati. Il dibattimento, quindi, non è ancora veramente iniziato. La prossima udienza dovrebbe svolgersi il 24 febbraio 2012 ed il rischio di prescrizione aumenta con il passare del tempo.


Noi crediamo che sia giusto che emerga con chiarezza quanto accaduto alla Marlane. Riteniamo necessario, quindi, che il processo abbia finalmente inizio e che non ci debbano essere ulteriori impedimenti di varia natura che ostacolino il suo normale svolgimento. Perché i morti, gli ammalati, le loro famiglie e la popolazione chiedono verità e giustizia.

A Vincenzo Benincasa, Lorenzo Bosetti, Salvatore Cristallino, Antonio Favrin, Giuseppe Ferrari, Ernesto Fugazzola, Jean De Jaegher, Carlo Lomonaco, Pietro Marzotto, Lamberto Priori, Attilio Rausse e Silvano Storer, imputati del processo Marlane, vogliamo fare un appello: non chiedete ulteriori rinvii delle udienze, non autorizzate i vostri avvocati ad agire in tal senso: pretendete di raggiungere un verdetto in tempi ragionevolmente brevi. Questo è un vostro preciso diritto, un dovere e una condizione indispensabile per fugare qualsiasi dubbio e rendere giustizia ai lavoratori della Marlane ed alle loro famiglie.

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LEGGI LA LISTA DELLE ADESIONI (aggiornata al 2 febbraio 2012)


DOPO L’APPELLO SULLA MARLANE HANNO SCRITTO:

vicenzapiù

la nuova vicenza

il gazzettino

l’unità

il manifesto


L’APPELLO È PUBBLICATO IN:

marx21.it

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articolo21.org

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portogruarovive.it

vicenzapiù.com

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e-io-scrivo.over-blog.it

glvart.blogspot.com

informazionecontro.blogspot.com

(a cui va aggiunto il nostroblog)

fonte: http://www.marx21.it/italia/sindacato-e-lavoro/838-appello-verita-e-giustizia-per-i-morti-della-qmarlaneq.html

Giustizia ed ingiustizia: la sentenza Eternit e le morti sul lavoro

Abbiamo appreso con gioia la sentenza che condanna i proprietari di Eternit a 16 anni di reclusione (qui il video con la lettura della sentenza: http://youtu.be/9MiuB9uTDA4), anche se ovviamente questa giustizia lungamente rincorsa non renderà ai propri cari le vittime della fibra killer. E di questa, come della precedente sentenza contro la Thyssenkrupp, ringraziamo il magistrato Raffaele Guariniello di Torino, anche se qualche dubbio - che non abbiamo letto in originale - viene, leggendo che "... il "disastro ambientale" (ma non la "rimozione di cautele") provocato dagli stabilimenti di Napoli-Bagnoli e Rubiera (Reggio Emilia) è prescritto." (fonte: http://qn.quotidiano.net/cronaca/2012/02/14/667933-eternit-sentenza-reazioni.shtml): se è vero che Napoli e Reggio Emilia son state, come dire, messe a tacere, condividiamo l'opinione che non possono esistere morti di serie A e di serie B (ma questo è un annoso discorso e non riguarda solo le morti per amianto, ci sembra).

Negli stessi giorni purtroppo l'Osservatorio Indipendente di Bologna Morti sul Lavoro pubblicava: "Morti sul lavoro 2012 - Dal primo gennaio ad oggi 18 febbraio sono morti 54 lavoratori sui luoghi di lavoro e 115 se si sommano a quelli morti sulle strade e in itinere. Nel 2011 ci sono stati più di 1170 morti, di cui 663 sui luoghi di lavoro + 11,6% sul 2010. Per approfondimenti sui lavoratori morti per infortuni sul lavoro nel 2011 andare nella pagina dell'1 -1 e 3- 1 - 2011 del'Osservatorio. Ci sono cartine geografiche con il numero di morti per ciascuna provincia italiana e grafici inerenti all'età, professione e nazionalità dei lavoratori vittime d'infortuni mortali.", il che significa che non possiamo certo abbassare la guardia, soprattutto tenendo presente il fatto che, nel frattempo, il numero degli occupati è diminuito.

Questo tragico dato è confermato da ASCA, che ci informa tra l'altro che "...La fascia d'età più colpita è sempre quella in cui l'esperienza dovrebbe insegnare a non esporsi al rischio (tra i 45 e i 54 anni, ovvero il 26,9 per cento delle vittime). Il 23,1 per cento dei morti a gennaio aveva un'età compresa tra i 25 e i 34 , il 19,2 per cento tra i 55 e i 64 anni come gli ultrasessantacinquenni." - il che pare in evidente contraddizione con la pretesa degli ultimi governi di innalzare l'età pensionabile, ma tant'è...

La lotta per la sicurezza nei posti di lavoro non si ferma, così come non si ferma - non si deve fermare! - la ricerca della giustizia per tutte le vittime del profitto, passate e presenti.


Post Scriptum: dopo la sentenza contro la Eternit e la sua dirigenza, è nata INTERFORUM, una ong che agirà contro i crimini industriali nel mondo (maggiori dettagli qui)

giovedì 2 febbraio 2012

Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino in sostegno alla Manifestazione Nazionale indetta da Fiom-CGIL a Roma, sabato 11 febbraio 2012

 

Il recente decreto "salva Italia" varato dal Governo Monti, che impone misure "lacrime e sangue" per i lavoratori e gli strati più poveri della popolazione (eliminazione del CCNL, del reintegro sul posto di lavoro per i licenziati "senza giusta causa", dell'Art. 18 ed eliminazione e riduzione degli ammortizzatori sociali in sostegno al reddito), spinge alla mobilitazione intere fasce di lavoratori e cittadini in difesa della propria dignità e del proprio posto di lavoro: taxisti, lavoratori dei trasporti e coltivatori in Sicilia, Movimento dei Forconi, lavoratori della pesca, Movimento Pastori Sardi, lavoratori degli appalti su Trenitalia, lavoratrici Omsa, Alcoa, FinCantieri Genova, comitati di lotta, studenti, movimento NO Tav, ecc.

 

Esponenti dei poteri economici quali Goldman Sachs, BCE e banche europee (Monti in Italia e Papademos in Grecia, il primo ex commissario europeo, il secondo ex vicepresidente della BCE) sono chiamati a risolvere questa crisi, dopo che essi stessi l'hanno creata! Per questo non dobbiamo cadere nel tranello e credere che facendo "qualche" sacrificio ci condurrà fuori dalla crisi. Solo con la lotta per estromettere i vari Monti e i suoi lacchè e porre al governo esponenti accreditati tra cittadini e lavoratori potremmo prendere quelle misure necessarie per uscire dalla crisi: creare occupazione nazionalizzando e riconvertendo alcune produzioni nocive nel rispetto della salute dei lavoratori e dell'ambiente, investendo nella cultura (potenziare musei, aprirli di più e meglio), rendere più efficiente il trasporto pubblico (corse notturne di bus e metro a prezzi contenuti in tutte le città italiane), salvaguardando il territorio da abusivismi vecchi e nuovi (occupando nella pulizia dell'ambiente e nelle bonifiche disoccupati e cassintegrati).

 

Anche noi come lavoratori in mobilità ed ex lavoratori ThyssenKrupp abbiamo, come tutti, sogni, aspirazioni e competenze da mettere in campo, se solo ce ne venisse data l'opportunità: il Sindaco P. Fassino si è preso questo pubblicamente impegno nell'ottica del progetto di rilancio della Gran Torino capitale del lavoro alla quale anche noi vogliamo dare il nostro contributo. Finora, dopo sette mesi dall'incontro con il Sindaco, ancora nessun riscontro concreto. Buona l'idea di rompere il patto di stabilità, ma solo se serve per creare posti di lavoro (utilizzando anche gli ingenti risarcimenti ottenuti dagli Enti locali dal processo Thyssen) e non per pagare i debiti che il Comune ha verso banche e istituti finanziari, veri responsabili delle condizioni in cui versiamo.

 

In risposta a queste misure che fanno carta straccia dei diritti di cittadini e lavoratori la Fiom-CGIL ha indetto una Manifestazione Nazionale a Roma sabato 11 febbraio alla quale gli ex lavoratori ThyssenKrupp di Torino aderiscono e si fanno promotori invitando anche i  sindacati di base (USB, Cobas, Slai Cobas, ecc.), tutti i lavoratori, cittadini e appartenenti a comitati di lotta, organismi e associazioni che si battono in difesa dei diritti dei lavoratori ad aderire e partecipare a questa importante giornata di lotta.

Importante aderire, firmare e promuovere fra i propri contatti l'Appello 11 febbraio, la società civile in piazza con la Fiom per un'Italia di 'giustizia e libertà' promosso da Fiom-Cgil e Micromega a sostegno della manifestazione.

NO ALLE MISURE IMPOSTE DAL GOVERNO MONTI

SI AL COORDINAMENTO TRA LAVORATORI E LOTTE

 

Torino, 2 febbraio 2012                                                          Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino