venerdì 8 aprile 2011

La Repubblica

"Alla Thyssen la più grande
tragedia sul lavoro in Italia"

Le repliche dei pm al processo per la strage dell'acciaieria: "L'ad Espenhahn sapeva cosa fare per scongiurare quelle sette morti, ma non lo fece: questo è il dolo eventuale". Guariniello deposita una memoria di 223 pagine

"Alla Thyssen la più grande tragedia sul lavoro in Italia" Il pm Raffaele Guariniello

"La difesa sminuisce questo evento, ma ci troviamo di fronte alla più grande tragedia sul lavoro che si sia mai verificata in Italia in periodo recente. Per trovarne una più grave dobbiamo andare indietro fino al 1987, con la morte dei 13 lavoratori della Mecnavi sulla nave Montanari nel porto di Ravenna". Lo hanno detto nella loro replica, nell'aula della Corte d'Assise, i pubblici ministeri Laura Longo e Francesca Traverso alla ripresa del processo sull'incendio della Thyssenkrupp in cui sette operai persero la vita il 6 dicembre 2007.
"Si è trattato - hanno continuato i pm - di un infortunio gravissimo per il contesto in cui è maturato. Sono state morti annunciate: in quello stabilimento rischiavano la vita ogni giorno e ogni notte. E se non fosse capitato a loro sarebbe capitato ad altri. Se gli impianti di rilevazione e spegnimento fossero stati installati sulla linea 5 - ha aggiunto l'accusa - avrebbero sicuramente evitato la morte dei sette operai". E, sull'amministratore delegato Harald Espenhahn, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, i pm hanno sottolineato che "conosceva bene le norme tecniche e sapeva cosa bisognava fare sulla linea, tuttavia non ha fatto nulla e ha continuato a non fare nulla. Questo è il dolo".
Dopo di loro ha preso la parola il procuratore Raffaele Guariniello che, per evitare una lunga disquisizione orale, ha depositato una memoria scritta di 223 pagine e ha poi affrontato i dieci punti più rilevanti del processo. "Qualcuno - ha detto, ricordando le richieste di condanna (16 anni e mezzo per Espenhahn, da 9 a 13 anni e mezzo per gli altri cinque imputati) - ha parlato di richieste di pena troppo alte o troppo basse. Ma in realtà ci siamo fatti guidare esclusivamente da scienza e coscienza. Le nostre richieste non sono ispirate da spirito di vendetta, come hanno detto alcuni legali, ma sono proporzionate ai reati. Per esempio, per la tragedia del Mulino Cordero di Fossano il titolare fu condannato a otto anni con giudizio abbreviato, il che significa che con rito ordinario la condanna sarebbe stata a 12 anni. E in quel caso furono contestati solo l'omicidio colposo e l'omissione di cautele antinfortunistiche".
Riguardo ai profili di colpa ipotizzati dalla difesa a carico dei lavoratori, ha aggiunto: "Quasi non c'è processo per infortuni in cui il datore di lavoro non abbia tentato di addossare la colpa ai lavoratori. Credo che sia successo anche qui". Circa l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale mossa nei confronti dell'amministratore delegato, il pm ha infine richiamato le 43 sentenze di Cassazione "che fondano la responsabilità di Espenhahn".

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