lunedì 11 aprile 2011

TK. La replica dei Pm, a giorni la sentenza. «Mai come in questo caso la volontà forte di accettare il rischio»


Alessandra Valentini   
Sabato 09 Aprile 2011 05:41

Ieri si è svolta la 92esima udienza del processo ThyssenKrupp. «Se il dolo eventuale non c'è in questo caso, allora non esiste, perchè mai come in questo caso c'è stata la volontà forte di accettare il rischio», così i pm Laura Longo e Francesca Traverso, durante le repliche dell'accusa, riferendosi al capo di imputazione di Harald Espenhahn, amministratore delegato della ThyssenKrupp. È stato rispedito al mittente il tentativo della difesa di sminuire l'accaduto, rispetto a quella che è una tra le più grandi tragedie sul lavoro negli ultimi anni. «Espenhahn - hanno continuato i pm guidati da Guariniello - ha deciso di eliminare qualsiasi investimento sullo stabilimento di Torino pur essendo a conoscenza del rischio. Quando è venuto a conoscenza dei successivi e ulteriori elementi di pericolo non ha cambiato nulla, non ha revocato né modificato tale decisione, non ha adottato misure antincendio di alcun tipo, neanche tampone, né ha modificato il piano di emergenza prevedendo l'evacuazione immediata dello stabilimento e non ha deciso di fermare gli impianti prima del termine previsto per la loro chiusura. Questi elementi aggravano il dolo. Se gli impianti di rilevazione degli incendi fossero stati installati sulla linea 5 avrebbero certamente evitato la morte dei sette lavoratori». I pm, infine, hanno risposto alla tesi difensiva per cui Raffaele Salerno, responsabile dello stabilimento e anch'egli tra gli imputati (per lui la richiesta è stata di tredici anni e mezzo di reclusione per omicidio colposo con colpa cosciente, come per altri quattro imputati), sarebbe il principale responsabile della tragedia, definendolo «un capro espiatorio come Malaussene. Certamente ha delle responsabilità, ma non tutte quelle che vuole attribuirgli la difesa».
Mercoledì prossimo ci saranno le controrepliche della difesa e venerdì la corte si riunirà in camera di consiglio ed emetterà poi la sentenza. Ieri il Pm Raffaele Guariniello ha voluto sottolineare l'importanza di «questo giusto processo, di cui il nostro Paese può avere vanto» e ha ribadito di avere chiesto pene ragionevoli per quello che «non è un caso mediatico, ma un infortunio gravissimo, non solo per le vittime e i loro familiari, ma per il contesto in cui è maturato e per l'atteggiamento del datore di lavoro».

 

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