sabato 29 gennaio 2011

La Repubblica

Maddalena all'Anno giudiziario
"A rischio il pool di Guariniello"

Il procuratore: "Molti magistrati lasciano per fatica e per gli attacchi subiti". Vietti sul caso Ruby: "I processi non si celebrano in piazza. La magistratura non ha fini eversivi e merita rispetto"

 Il procuratore generale di Torino, Marcello Maddalena

Entro la fine dell'anno non solo il procuratore Raffaele Guariniello potrebbe lasciare la Procura di Torino, ma tutto il suo pool - specializzato in processi per la tutela della salute e della sicurezza nei posti di lavoro come i casi Thyssenkrupp, Eternit - verrà smantellato per effetto delle norme che regolano l'ordinamento giudiziario. La circostanza è stata segnalata dal procuratore generale Marcello Maddalena all'inaugurazione dell'anno giudiziario in un intervento, molto applaudito, in cui ha espresso la sua contrarietà alla "mobilità selvaggia" delle toghe. "Si stanno smantellando le scuole" ha detto riferendosi al fatto che Guariniello a Torino aveva "costruito una scuola nel vero senso della parola". "E allora - ha aggiunto - mi chiedo se è questo il modo di perseguire l'efficienza della giustizia o non è piuttosto il modo di mortificare, avvilire, disamorare tutti coloro che in questa professione hanno investito passione, entusiasmo e spirito di sacrificio".
Rivolgendosi al vice presidente del Csm, Michele Vietti, al sottosegretario alla giustizia, Giacomo Caliendo e ai parlamentari presenti, il procuratore ha detto: "E' troppo chiedere se non un pentimento, un ripensamento, ricordando magari le parole di Alessandro Manzoni 'Dio perdona tante cose per un'opera di misericordia?'".
Maddalena in precedenza ha affermato che nei processi penali "la prova si deve formare davanti al giudice dibattimentale e non essere, anche inconsciamente, condizionata dai tanti talk show televisivi, che sono sempre estremamente pericolosi anche per la corretta formazione del convincimento del giudice". Il procuratore ha anche denunciato un fenomeno preoccupante: l'abbandono di molti magistrati per il peso insopportabile del loro lavoro. "Molti magistrati, 414 in tutta italia, 15 nella sola Corte d'Appello di Torino e ben 227 tra coloro che avevano in precedenza fatto istanza per stare in servizio fino al 75esimo anno di età, hanno abbandonato il campo con rammarico: in parte per quel malessere istituzionale che ormai si percepisce chiaramente all'interno di un ordine che si trova quotidianamente additato al pubblico ludibrio, in parte per la non sostenibilità di un carico di lavoro cui non si può far fronte con nessuna alchimia organizzativa". Nel corso del suo intervento Maddalena ha anche affermato che lo strumento delle intercettazioni è "essenziale, non solo nelle materie del terrorismo e dei reati di mafia, o della criminalità economica, ma anche in quella dei reati di abuso nei confronti dei minori e dei soggetti deboli".
Prima di lui ha preso la parola il vicepresidente del Csm, il torinese Michele Vietti, il quale, allundendo al caso Ruby, ha affermato con forza che "una sede processuale non può essere sostituita da altre sedi a propria scelta, che siano mediatiche o di piazza". Vietti ha ribadito che "l'attività della magistratura non sottende disegni eversivi. L'opera silente delle toghe - ha aggiunto - merita la stima di chi per condizione è servitore dello Stato. L'amore per la giustizia deve accomunare giudici e governanti"

(29 gennaio 2011)

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