sabato 29 gennaio 2011

Muore schiacciato sotto 3 tonnellate di lamiere d'acciaio


La Stampa
28/01/2011 - dramma

Muore schiacciato sotto 3 tonnellate
di lamiere d'acciaio


E' un operaio di 30 anni, l'incidente a Nichelino
massimiliano peggio
torino

Dannati rigori. La solita beffa». Tifoso del Napoli, ha trascorso la mattina a sopportare le provocazioni dei colleghi dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia, spostando montagne di lamiera nella fabbrica dove lavorava da oltre di due anni. «Hai visto che squadra l’Inter? Vinciamo sempre noi» gli diceva un collega, punzecchiandolo per quella sconfitta dal dischetto. Mai avrebbe pensato di dover piangere per il suo amico, ucciso dalla caduta di tre rotoli d’acciaio, del peso di tre tonnellate.

Casimiro Arvonio, trent’anni, originario di Capua è morto ieri in una fabbrica di Nichelino: la «CLL», Centro, Lavorazione Lamiere, via Vernea 18. Stava spostando il carico di lamiere da una parte all’altra del capannone, quando improvvisamente è stato travolto. Non ha avuto scampo. L’infortunio è avvenuto intorno alle 12,30. Molti operai erano già in mensa. Tra questi anche il fratello, Salvatore, 36 anni. Con lui c’erano tre colleghi. Sono stati loro a dare per primi l’allarme. Con una gru hanno sollevato i rotoli. I soccorsi sono arrivati in pochi minuti: l’elisoccorso del 118, un’ambulanza della croce rossa, i vigili del fuoco del Lingotto. Non c’era più niente da fare. I carabinieri e i tecnici del servizio di prevenzione dell’Asl hanno interrogato i colleghi per ricostruire la fasi dell’incidente. La magistratura ha aperto un’inchiesta. Una parte del capannone è stato messo sotto sequestro.

L’azienda si trova nel cuore della grande area industriale di Nichelino. Un grande piazzale, due capannoni grigi, una palazzina uffici in mattoni. Lavorazioni di lamiere, una ventina di dipendenti. Tagliano acciaio, fabbricano componenti per l’industria meccanica. I corrieri, fermi di fronte ai cancelli, aspettano di poter scaricare del materiale. «Povero ragazzo. Che brutto modo di morire» dice un autista, appoggiandosi con la schiena al muro di recinzione. Dalla strada la gente osserva il viavai dei mezzi di soccorso. Gli operai di altri capannoni si avvicinano al grande cancello blu dell’azienda e chiedono notizie. Un collega scuota la testa. Fa capire che non c’è più niente da fare. Una donna abbraccia il fratello Salvatore, per confortarlo, mentre cammina su e giù nel grande piazzale.

I titolari dell’azienda non hanno voglia di parlare. «Mi dispiace - dice uno dei responsabili - ma in questo momento non sono in grado di dare spiegazioni. Posso solo affermare che i macchinari non c’entrano nulla con l’infortunio». Casimiro Arvonio abitava a Nichelino da circa 6 anni. Si era trasferito in cerca di un buon lavoro. Trent’anni, sognava una vita migliore.

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