lunedì 9 maggio 2011

(Fonte: Dirittidistorti Lunedì 09 Maggio 2011 08:43 )


Confindustria. L'applauso della vergogna




Scritto da Alessandra Valentini   

"Ho trovato davvero fuori luogo l'applauso all'ad della Thyssen visto che la sicurezza sul lavoro è un problema vero che interessa tutti i lavoratori e i cittadini. E poi ho trovato una certa arroganza professorale nell'intervento della leader di Confindustria, secondo uno stile, non rimpianto, che fu del suo predecessore Montezemolo, che quello stesso stile adesso vorrebbe portarlo in politica". Così anche il ministro Calderoli commenta l'intervento della Mercegaglia e soprattutto l'applauso vergognoso tributato ieri dalla platea di Confindustria all'a.d. della ThyssenKrupp, condannato a 16 anni e mezzo per l'omicidio di sette operai.
Evidentemente attaccare giudici e sentenze è un vizio di tanta parte della classe dirigente ed imprenditoriale italiana, quegli imprenditori che dovrebbero interessarsi della sicurezza sui luoghi di lavoro e non impegnarsi  a trovare il modo per eludere le leggi e le norme esistenti e cercare di risparmiare sulla pelle dei lavoratori.
Per i familiari dei sette operai morti nel rogo e per gli ex operai della Thyssen, riuniti nell'Associazione Legami d'acciaio, sono "gravissime la posizione e le dichiarazioni di Confindustria ed in particolare del Presidente Marcegaglia rilasciate ieri a difesa dell'applauso reso in solidarietà all'ad della ThyssenKrupp H. Espenhahn, recentemente condannato in primo grado a 16 anni e mezzo per la morte dei 7 lavoratori nel rogo di Torino. Confindustria, anziché prendere le distanze dagli assassini della ThyssenKrupp, che non hanno esitato a lucrare ignobilmente sulla pelle dei lavoratori, esprime loro solidarietà e vicinanza, dimenticando il terribile calvario patito dalle vittime e dai loro familiari e parenti, dimostrando un cinico disprezzo verso la vita dei lavoratori".
L'applauso vergognoso e indegno di un Paese civile a chi a causato la strage di 7 operai, nonostante il tentativo tardivo di scuse della Mercegaglia, conferma l'atteggiamento diffuso tra gli imprenditori, grandi e piccoli, che è meglio avere meno norme e controlli sulla sicurezza, che si va ad investire dove questi non ci sono, e che alla fine chi deve stare attento è il lavoratore e non chi organizza il lavoro e ne detiene i mezzi e decide tempi e condizioni di lavoro, manutenzione di mezzi ed impianti. Siamo con l'Associazione Legami d'acciaio nel ritenere che "la sicurezza nei luoghi di lavoro è un obbligo delle Imprese e delle Istituzioni e non può essere delegata in alcun modo ai lavoratori".

E poi ci chiediamo quando Confindustria tributerà un applauso a Antonio Schiavone, Angelo Laurino, Roberto Scola, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi, morti da semplici lavoratori a causa dell'incuria altrui e di calcoli fatti a tavolino per produrre e risparmiare.

 

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