martedì 1 febbraio 2011

Il ritorno di "Lotta Continua"
Tute blu e precari gli artefici

A oltre quarant'anni dal foglio di classe che aveva riunito firme come Sofri, Viale, Boato e Rostagno, rinasce a Torino il giornale comunista. Dodici pagine e tanti buoni propositi. Ma i protagonisti della prima stagione si dividono

di Massimo Novelli


PRIMA l'incredulità, gravida di tanti ricordi. Poi, quando il contrastato oggetto del desiderio e della memoria si è materializzato, ecco la certezza: in questi giorni a Torino è ricomparso Lotta Continua. Tutto vero. Hanno riesumato la storica testata rossa del giornale del più importante movimento della sinistra extraparlamentare tra il '68-69 e dintorni. Dodici pagine e una citazione in apertura di Luciano Parlanti, l'operaio della Fiat Mirafiori che fu uno dei protagonisti dei grandi scioperi dell'Autunno Caldo: «É la lotta che crea l'organizzazione non il contrario». Dulcis in fundo, quindi, non manca un omaggio a Roberto Zamarin, il grafico di valore, morto in un incidente stradale nel '72, che inventò il personaggio a fumetti di Gasparazzo, combattivo operaio meridionale della Fiat. Anzi: è assai più che un omaggio, dato che per l'occasione è stato ridisegnato lo stesso Gasparazzo. Allegro, riferendosi al giornale ritrovato, urla: «É tornato».
La notizia ha smosso molti cuori di vecchie ragazze e di vecchi ragazzi che affollarono il gruppo di Adriano Sofri, di Marco Boato, di Mauro Rostagno, di Guido Viale. Così nei blog si è accesso il famoso «dibattito», quello che Nanni Moretti esecrava nei suoi film autarchici. A scriverne per primo è stato Fabrizio Salmoni, studioso di storia americana, militante a denominazione d'origine controllata della Lc del mondo di ieri: «Ora il cerchio spezzato nel passato sembra ricomporsi. Si vedrà se sarà coerente con il nome che porta o se tutto si rivelerà come un espediente mediatico, sicuramente il primo in assoluto in un ambito di sinistra estrema». Qualcuno, però, come l'architetto Dino Barra, ha risposto: «Lasciamo stare i morti, è immaginare il futuro che è difficile».
Ma chi sono gli artefici della rinascita del giornale, forse anche del movimento, che hanno scelto di rifarsi a un'esperienza politica di oltre quarant'anni fa? A quanto pare si tratta di giovani operai della Fiat, di lavoratori precari, di studenti universitari, che, come si sostiene nell'editoriale del periodico, «lottano e resistono, e che facendo questo si riprendono la propria autonomia politica e di lotta». Lo storico Giovanni De Luna, pure lui tra gli animatori della Lotta Continua del '69, definisce quel capitolo «storicamente compiuto, dunque irripetibile, esattamente come lo fu il Partito d'Azione, che a sua volta ogni tanto qualcuno vorrebbe fare rivivere».
Invece il collettivo redazionale del giornale ci crede: «Con estrema sincerità diciamo che secondo noi ha ragione chi affermava che in un qualsiasi progetto "il mito va alimentato, e Lotta Continua, e ancora prima l'Assemblea Studenti — Operai del 1969, (...) rappresentano il "mito" per la storia della conflittualità sociale a Torino, ma addirittura a livello nazionale». Marco Revelli, saggista e docente universitario non conformista, proveniente come De Luna da Lc, concede loro un po' di fiducia: «Mi sembra un'iniziativa positiva, contribuisce a rompere quel diaframma che era stato posto rispetto alle vicende e alle lotte di un tempo. A Torino si ritorna a parlare, insomma. Anche durante la Resistenza, del resto, si rispolveravano testate del movimento operaio del passato per le battaglie del presente».

(30 gennaio 2011)

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