martedì 8 febbraio 2011

La Repubblica

Processo Eternit: "A Casale
la sindrome di Chernobyl"

Lo ha affermato un consulente nella sua deposizione: i lavoratori e i cittadini casalesi vivono con la paura costante di contrarre un giorno una malattia legata all'amianto

Processo Eternit: "A Casale la sindrome di Chernobyl"

Per colpa dell'amianto lavorato per decenni alla Eternit i cittadini di Casale Monferrato (Alessandria) vivono nel "terrore", al punto che si può parlare di un vero e proprio "disastro psicologico e sociale": è il commento dell'avvocato Laura D'Amico, parte civile per la Cgil locale e regionale nel processo contro la multinazionale, dopo l'intervento del suo consulente, l'oncologa Daniela Degiovanni.
A Casale Monferrato i casi di tumore da amianto si contano a migliaia: il capo d'accusa elenca 1.649 decessi, ma dal 2008 in avanti la lista si è allungata e il picco - dicono gli epidemiologi - non è ancora stato toccato. Solo dal 14 aprile al 31 dicembre 2010 sono stati ricoverati 277 pazienti. "La gente - spiega l'avvocato D'Amico - trema al primo colpo di tosse. Tutti sanno tutto della malattia, dei sintomi, del dolore che si prova. E questo ha inciso profondamente nelle coscienze".
La situazione è tale che, come ha spiegato la Degiovanni, lo scorso anno è stato attivato, grazie alla collaborazione fra l'Asl di zona e l'Università di Torino, "un progetto di intervento psicologico alla popolazione", che prevede "un gruppo terapeutico che con cadenza settimanale accoglie e segue cittadini sani, vittime e familiari". Il medico, nel suo intervento, si è soffermato sull'incidenza di casi di "disturbo post traumatico da stress", una sindrome che si registra in luoghi come Cernobyl. "Sempre più di frequente - ha fatto osservare la Degiovanni - succede di ricevere telefonate o mail da persone residenti in altre regioni che pongono (ai medici casalesi - ndr) quesiti relativi alla sicurezza di venire a Casale per periodi più o meno lunghi, per motivi di lavoro, di visite a parenti, di turismo. La ferita, per i casalesi, è tale da gravare sulla salute e, più in generale, sulla qualità della vita presente e futura dell'intera comunità".

(07 febbraio 2011)

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